Per il procuratore generale di Firenze fu tentato stupro. Ha accolto la richiesta dei legali della famiglia della ragazza. Ad essere determinante è il punto in cui cadde Martina
E’ iniziato il processo di appello bis per la morte di Martina Rossi, la studentessa genovese morta a 20 anni il 3 agosto 2011 precipitando da un balcone al sesto piano dell’hotel Santa Ana, a Palma di Maiorca. A gennaio la Cassazione aveva annullato l’assoluzione dei due ragazzi imputati per la sua morte, Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, oggi trentenni, che erano nella stessa stanza della ragazza.
Il procuratore generale di Firenze, Luigi Bocciolini, ha chiesto per loro la condanna a tre anni per tentata violenza sessuale. La stessa richiesta è stata avanzata dai legali della famiglia di Martina. La prossima udienza è fissata per il 14 aprile. Il 28, probabilmente, ci sarà il verdetto.
Il Secolo XIX ricostruisce quanto accaduto al processo.
Per l’accusa è determinante il punto in cui cadde la ragazza. La dinamica della sua caduta. Ieri il presidente della Corte di Appello, Alessandro Nencini, lo ha spiegato con chiarezza.
Se, come sembrerebbe, l’impatto fu laterale, è molto probabile che la ragazza stesse raggiungendo la camera confinante. Se invece l’impatto fu centrale, risulterebbero ragionevoli dubbi. I difensori dei due imputati hanno sempre sostenuto che la ragazza si sia buttata giù volontariamente.
Il punto resta sempre quello: Martina cadde e morì perché stava cercando di sfuggire ad uno stupro.