Sul Corriere definisce banali le parole dell’attore e lo accusa di sbagliare prospettiva: “giudicare la vittima invece del carnefice”

Qualche giorno fa, Pietro Castellitto, protagonista della serie Sky su Totti, “Speravo de morì prima”, ha rilasciato un’intervista al Corriere dello Sport in cui, tra le altre cose, ha definito il #MeToo una grande ipocrisia. Castellitto ha dichiarato:
«Penso ai milioni incassati dagli studi legali attraverso il monumento all’ipocrisia del Me Too, battaglia sacrosanta, ma se Kevin Spacey mi mette la mano sulla coscia gliela sposto, non gli rovino la vita chiedendo pure soldi».
Oggi, sul Corriere della Sera, gli risponde Massimo Gramellini, che definisce la sua un’affermazione “un po’ banale”. Ed aggiunge:
“È il pensiero della stragrande maggioranza, e ogni volta mi stupisco che si cerchi di farlo passare per coraggioso e anticonformista, mentre è quanto di più pigro e conservatore si possa immaginare. Fa parte di una lista di frasi fatte: la ragazza molestata che indossava la minigonna e dunque «se l’è andata a cercare», l’attrice ribaltata sul divano «ma rimanere lì è stata una sua scelta», e via semplificando, però sempre con l’aria di sfidare l’opinione dominante, che invece è esattamente quella: non sui giornali, forse, ma nella vita vera”.
Castellitto, scrive,
“incorre in un errore di prospettiva: giudicare la vittima invece del carnefice. Il problema non è spostare la mano di Kevin Spacey. Il problema è spostare l’attenzione dalla questione principale: che quella mano Kevin Spacey non la deve proprio mettere“.