Il capo della Fifa, sotto inchiesta in Svizzera, ha piazzato un suo uomo a capo della Caf, garantendosi appoggio elettorale. Ma in Africa contestano l’ingerenza
Gianni Infantino aveva bisogno di un alleato pesante, accerchiato com’è. Il presidente della FIFA continua ad essere sotto scacco del Tribunale penale svizzero, col procuratore speciale Stefan Keller che lo indaga per istigazione all’abuso d’ufficio e di favoritismi vari. E nel frattempo vede erodersi la sua base elettorale: la leadership della Uefa è tutta contro di lui, la Confederazione sudamericana è passata l’anno scorso al versante anti-Infantino, l’Asia è tradizionalmente fragile. Gli è rimasta l’Africa che proprio oggi eleggerà con un plebiscito il nuovo Presidente della Caf, la Federcalcio africana. Che sarà, appunto, un uomo di Infantino. E non uno qualunque.
Si tratta del miliardario minerario sudafricano Patrice Motsepe: un avvocato di Johannesburg diventato ricchissimo negli anni 90, considerato il primo miliardario nero in Sud Africa. Il suo impero aziendale abbraccia più industrie ed ha una solida rete politica: suo cognato è il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa. Finora, Motsepe è apparso nel calcio solo quando ha investito nei Mamelodi Sundowns nel 2003, un club di Pretoria che da allora è diventato il club di maggior successo del paese: ha vinto il campionato in cinque degli ultimi sette anni, e la Champions League africana 2016.
Ora Motsepe diventerà il capo del calcio africano, in quota Infantino. Ma questa ingerenza non è piaciuta a nessuno: cosa c’entra Zurigo con l’Africa?
Nella primavera del 2017 – racconta il Sueddeutsche Zeitung – il presidente di lunga data Issa Hayatou è stato sostituito da Ahmad Ahmad dal Madagascar, ex ministro della pesca nel suo paese. Anche lui, uomo di Infantino. Che però ha subito attirato l’attenzione con comportamenti quanto meno discutibile, fino a quando non è stato sospeso a novembre 2019 a causa di diverse violazioni (tra cui un caso di appropriazione indebita di fondi).
Il suo comportamento ha suscitato grande risentimento tra i suoi critici in Africa – ad esempio Musa Bility, ex capo della Federazione liberiana e amministratore delegato del Caf. “Gianni Infantino ha ripetutamente dimostrato al calcio africano di essere il suo più grande nemico”, ha detto.