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Togliamo le barriere alle punizioni di Cristiano Ronaldo

Lebron James restringe Ibrahimovic alla dimensione di un ometto piccolo piccolo. Il Napoli ha perso lo scudetto per la cataratta di Orsato

Togliamo le barriere alle punizioni di Cristiano Ronaldo
Ph Carlo Hermann/KontroLab

FALLI DA DIETRO – 24a GIORNATA DEL CAMPIONATO 2020-21

Si allontana il decimo di fila per la Vecchia.

Il Pirlocchio si preoccupa di predisporre una squadra tutta su misura per il Toy Boy.

Ma il Toy Boy non c’è.

Si inebria delle sue solite onanistiche danze dervisce da spiaggia libera. Non c’è.

Anche se è suo il gol del vantaggio che lo avvicina al record di Pelè, per la gioia della stampa asservita.

Ma il merito è tutto di Chiesa Federico, rider del Paradiso che, dopo un’azione maiuscola, gli consegna un pacco regalo da scartare e semplicemente depositare al di là della linea.

Ben coordinato e perfetto il zompo esultante accanto alla bandierina, e a favore di telecamere e fotografi. Quando si lavora tanto, quando ci si dedica tanto in settimana a un gesto, i risultati poi si vedono.

Non c’è il Toy Boy da nessuna parte del campo.

E men che mai nel trito rituale dei calci piazzati.
Divenuti ormai una vera e propria ossessione. E per osservatori più ironici una vera e propria barzelletta.
Ma se il problema è la barriera, loro che possono tutto o quasi, perché non toglierla?

La ripresa è solo Juric. Che gioca da Dio.
E che ha la faccia gitana che sarebbe piaciuta a Federico Garcia.
Il pareggio è un gol da antologia del calcio.
E forse i Giulietti avrebbero anche meritato di più.

Gli Aquilotti non hanno digerito le sberle bavaresi.

Skorupsky para un rigore a Ciro della Torre.
Pepe si fa superare due volte da Mbaye e Sansone.
Non serve a nulla la rivoluzione di Inzaghino nella ripresa.
La Lazio resta fuori dalla zona Champions, e ora le rivali possono allungare.

Cosa deve fare un campione?
Duello a distanza fra Lebron James e Ibra che pare vada proprio in cerca di un Lukaku globale contro cui scontrarsi.

Ibra, fedele al suo personaggio, continua a sfoggiare il suo ego da maschio alfa del pallone, e stavolta ha scelto James, da sempre in prima linea nel movimento Black Lives Matter.

“Io gioco a calcio perché sono il migliore a giocare a calcio, non faccio il politico. Fai il tuo mestiere. Fai quello in cui sei bravo.”

“Non starò mai zitto davanti alle ingiustizie”.

La risposta è semplice e icastica.
E ingigantisce a dismisura la figura già gulliveriana della star dei Los Angeles Lakers.
Mentre quella di Ibra miseramente si restringe alla dimensione di un ometto piccolo piccolo.

A proposito di Lukaku, lui preferisce rispondere sul campo.
Partenza lampo a San Siro contro i grifagni grifoni.
Poi è sempre più incontenibile, sempre più immarcabile.

Gol di Lukaku. Gol di Darmian su assist di Lukaku. Gol di Sanchez su assist di Lukaku. Più decisivo di così non si può.

È lui il trascinatore di un’Inter che prova ad allungare e fuggire dal vento insidioso dei rumori che arrivano inquietanti dalla Cina.

Basta poco.
Basta non avere pensieri europei.
Basta il rientro del Fiammante Fiammingo, che poi è l’Amore nostro. Ed ecco la felicità.
Si riparte per un nuovo campionato.

Le Streghe in verità si presentano in versione alquanto dimessa e non danno fastidi di sorta.

Due gol. Uno dei quali sembra addirittura da annullare, in quella azione scombiccherata e confusa che nemmeno il Var imperfetto riesce a chiarire del tutto.

Torna anche Faustino. E il tifoso nostalgico si commuove ad alcuni fraseggi della indimenticata catena di sinistra, che rievoca un recente passato di gloria.

Rivoluzione Aia. Un arbitro ancora in attività intervistato in uno studio televisivo.
E’ la svolta fortemente voluta dal neo presidente Trentalange.

Alfredo Trentalange, torinese. Il quale fino al 2019 insieme a Roberto Rossetti era solito allenarsi al centro sportivo Sisport, proprietà Fiat.

Daniele Orsato risponde a Varriale sul famoso caso Pjanic.
E ammette con candore l’errore.
Sì, fu un errore, errare è umano no?
Fu un errore a consegnare lo scudetto alla Juve, che sarà mai?

L’intervistatore incalza. Gli si chiede come mai non abbia potuto vedere quel fallo così evidente, avvenuto proprio sotto i suoi occhi.
E lui ancora più candidamente giustifica l’abbaglio proprio perché era troppo vicino.

Ha detto proprio così.

Insomma, più o meno un caso di presbiopia.
Una cataratta.
Clamoroso. La Juve vince lo scudetto del 2018 a causa della cataratta di Orsato.

All’Olimpico nel posticipo una partita veramente bella.

Tante occasioni da gol da una parte e dall’altra.
La differenza la fanno i portieri. E vince il Topone Gigante.

Il Diavolo si riscatta dopo i recenti stenti, si candida come il più credibile rivale per lo Scudetto e tiene le altre alla distanza.

I Sangue-oro recriminano per il rigore concesso ai rossoneri e per un penalty che avrebbero voluto a loro favore.

“Per noi non era fallo”.
Titola irriverente Dago.
E pubblica la foto di Ibra intento ad aggiustarsi “qualcosa” palesemente finito fuori controllo.

27 febbraio, la Giornata Mondiale della Lentezza.
In Italia si festeggia con la somministrazione dei vaccini.

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