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La Stampa dell’editore Elkann fa a pezzi la Juventus di Agnelli e inorridisce ai modi di Nedved

Due pagine che somigliano tanto al pensiero di John. Distrutta la gestione economico-finanziaria del cugino Andrea, le scelte di Paratici e i calci di Pavel

La premessa sull’indipendenza giornalistica è inevitabile. Quindi, come al cinema, quest’articolo è preceduto dalla scritta: “il riferimento a un’eventuale coincidenza col pensiero dell’editore è puramente casuale”. Scherzosità a parte, colpisce e non poco la doppia pagina che oggi La Stampa ha riservato alla Juventus di Andrea Agnelli. Un processo in piena regola, con sentenza già pronunciata. Una doppia pagina talmente feroce da spingere a porsi la domanda: “La Stampa è ancora degli Agnelli?”. Sì. John Elkann è il presidente del gruppo Gedi che ha nella propria famiglia anche Repubblica. Proprio pochi giorni, La Stampa fa ha intervistato John Elkann per ricordare il nonno Gianni nel centenario della nascita.

E quindi immaginiamo che stamattina John Elkann non sia affatto saltato dalla sedia sfogliando il giornale di famiglia. Anzi. L’ha osservata e letta compiaciuto. Il buon umore – per quanto possa esserci buon umore dopo la seconda eliminazione consecutiva agli ottavi di Champions – è cominciato già dando uno sguardo alla prima pagina. In alto due occhielli: uno dedicato alla Ferrari e l’altro alla Juventus con un titolo affatto anodino: “Dietro il flop in Champions un biennio di scelte sbagliate”. Stringato quanto efficace.

Lo sfoglio interno è poesia. Due titoli. Il primo: “Fine ciclo”. Sommario: “Dietro il flop della Juve un biennio di strategie sbagliate. Esoneri, incongruenze e sceneggiate: Pirlo il meno colpevole”. Da notare l’uso del termine sceneggiate nel giornale sabaudo. Sarà stato casuale? Crediamo di no.

Il secondo: “Crollo in Borsa e meno ricavi: i conti non tornano”. Sommario: “Il bilancio del club bianconero era già in rosso per 113 milioni di euro nell’ultima semestrale, ora la situazione si aggrava”. Da fotocopiare per il prossimo consiglia d’amministrazione e magari anche per l’assemblea degli azionisti.

E hanno trovato anche il modo di inserire Ronaldo nella notizia sull’eliminazione del Barcellona. Il classico pezzo sulla fine di un’era. Ovviamente nemmeno una foto di Andrea Agnelli, ci mancherebbe.

Degli articoli vi abbiamo scritto questa mattina. Alcuni passaggi sono troppo belli per non essere riportati.

Cambiare allenatori come calzini non è da Juve e soprattutto non serve, nell’ultimo biennio ce ne sono stati sempre due a libro paga eppure sono peggiorati risultati e conti.

Viene addirittura contestata nel merito la motivazione addotta da Pirlo alla sua eventuale riconferma.

Non capiamo, però, la motivazione addotta: «Perché il progetto è solo all’inizio». Si parla così dopo una rifondazione profonda, un ringiovanimento coraggioso che richiede pazienza, e non ci sembra questo il caso: fra i titolari dello scorso anno è andato via solo Pjanic (Matuidi, Higuain e Khedira ruotavano) e sono stati innestati campioni costati, in tempi di crisi, oltre 200 milioni.

La Stampa smonta l’alibi, ricorda che Chiesa e Kulusevski sono sì giovani ma sono stati pagati rispettivamente 60 e 44 milioni. Non proprio bruscolini.

E quindi:

No, non c’è stata alcuna rifondazione, e parlare di squadra inesperta – copyright by Pirlo – è alibi fragile. Conviene chiedersi, piuttosto, se si è speso bene.

Insomma: come avete speso i nostri soldi? Malissimo, a guardare i risultati. È sempre la risposta che offre La Stampa.

Prima di discutere chi guida la squadra – l’apprendistato non è una colpa – va messo in discussione chi l’ha smontata e ricostruita in due anni dopo aver voluto l’esonero di Allegri in nome di una rivoluzione estetica affidata a Sarri e naufragata. Paratici, responsabile del mercato, è in odore di rinnovo, ma come tutti i manager dovrà dar conto alla proprietà del suo operato, e intanto, recuperando umiltà, interrogarsi sulle sue scelte.

Infine, un passaggio anche sui modi di Pavel Nedved.

Una postilla: tra i fotogrammi dell’ultima, triste notte europea, c’è Nedved che prende a calci un tabellone. Saremo vecchi romantici e banali, perciò si perdoni la frase fatta: è un’immagine che non fa bene al calcio.

Il secondo articolo, quello da distribuire ai soci e agli azionisti, comincia così:

Un fallimento sportivo e un disastro economico.

Perfetto. E ancora, viene quantificato il danno da eliminazione in Champions:

Un danno nel danno, visto che il bilancio del club è in profondo rosso anche per la crisi prodotta dal Covid: l’ultima semestrale al 31 dicembre 2020 ha visto raddoppiare le perdite con 113 milioni di passivo, mentre i ricavi sono scesi del 20% a 258 milioni e il patrimonio netto si è assottigliato da 239 a 125 milioni.

Si parla di flop. “Non tornano i conti sul campo, figurarsi quelli economici”. E si analizza il futuro, e soprattutto la questione Ronaldo.

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