Alla soglia dei trent’anni, Insigne è stato autore di una evoluzione che non ha ancora conosciuto il suo apice
Se il destino della stagione del Napoli è ancora molto incerto, ci sono invece pochi dubbi che questo 2020-21 sia il miglior campionato mai disputato da Lorenzo Insigne: il capitano – che il prossimo 4 giugno entra negli “enta” – è nella piena maturazione tecnica e comportamentale (al netto di qualche recente, ma umano scivolone). Anche se non dovesse superare il personale record dei 18 gol del campionato 16/17, il numero 24 del Napoli è – come non accadde quattro anni fa, quando era inserito in un meccanismo funzionante alla perfezione nel quale erano altri a prendersi maggiormente la scena – il leader della sua squadra, sia dal punto di vista realizzativo che più in generale tecnico, in particolar modo se, come nelle ultime settimane, manca Lozano.
Insigne non è (ad oggi) un campione, ma bisogna riconoscergli come sia stato autore di una evoluzione che sembra non avere ancora conosciuto il suo apice: intanto da ieri sera è divenuto il quinto marcatore di tutti i tempi con la maglia del Napoli in Serie A, con 79 gol e adesso con i 103 complessivi da lui realizzati può superare – è a una sola rete di distanza – Cavani. Contro il Bologna, a cui sinora in carriera aveva segnato appena un gol, il capitano ha centrato una doppietta (la seconda di questo campionato, la prima dal settembre 2018 senza l’aiuto di un calcio di rigore) con due bei tiri da fuori area. In tal modo ha consentito alla sua squadra di assestarsi da sola al sesto posto (che garantirebbe la partecipazione per il dodicesimo anno consecutivo alle coppe europee, attualmente la serie aperta più lunga in Italia) e di ritrovarsi a tre punti dalla cosiddetta zona Champions.
Il Napoli ha vendicato contro il Bologna la sfortunata sconfitta interna dello scorso campionato (quella del dicembre 2019 fu l’ultima di Ancelotti in Serie A nell’allora San Paolo) e confermato una favorevolissima tradizione tra le mura amiche contro gli emiliani, ai quali, ad eccezione del 2019-20, ha rifilato diciannove gol nelle ultime sei gare interne, subendone solo cinque.
La vittoria è figlia di una prova che oltre alla certificazione del momento d’oro di Insigne, va in archivio con i lampi di talento puro di Zielinski (due assist di pregevole fattura per il polacco, che in stagione ne ha fatti complessivamente sette in tutte le competizioni, oltre a otto reti) e con il ritorno al gol di Osimhen ad un girone esatto di distanza dalla sua ultima segnatura. Il nigeriano, alla terza rete con la maglia del Napoli, nei quaranta minuti giocati contro il Bologna ha mostrato un campionario di ampie potenzialità e di difetti da limare. Appare un diamante grezzo ma è difficile capire se e quanto brillerà in futuro: di certo in questi mesi il suo contributo è molto mancato, per le sue caratteristiche uniche nell’organico del Napoli, così come ci sono pochi dubbi che da qui in avanti migliorerà, anche perfezionando una condizione fisica al momento non ottimale.
Si sono viste ulteriori aspetti positivi (qualche piacevole trama di gioco, la conferma del buon rendimento di Rrhamani) ma anche situazioni che lo sono stati molto meno (l’ennesimo gol preso ingenuamente, Mertens opaco, il nuovo infortunio di Ghoulam, i tredici tiri del Bologna contro i dodici del Napoli, nonostante un baricentro volutamente basso e attendista voluto da Gattuso).
Di certo la squadra di Mihailovic fuori casa non è avversario particolarmente ostico e non bisogna farsi prendere dall’entusiasmo per l’ottava vittoria nelle ultime nove partite giocate al Maradona (e quinta consecutiva relativamente alle sole gare di Serie A). Il Napoli per la prima volta da inizio stagione ha una settimana piena per allenarsi e preparare la prossima partita e, più in generale, il trittico di trasferte consecutive (Milan, Juventus e Roma) che molto probabilmente deciderà la sua stagione. Arriva a queste sfide così importanti e difficili avendo conquistato un solo punto nelle ultime quattro di campionato in trasferta e come se non bastasse, considerando anche le altre competizioni, ha perso sei delle ultime sette volte che ha giocato lontano da casa. Numeri che preoccupano, non resta che sperare in una netta inversione di tendenza, magari potendo contare sul rientro di Lozano.