Un mondo di privilegi e impunità, come se nulla sia accaduto e ancora accada e in questo quadro emergono gli arbitri ormai padroni del gioco fino a quando i calciatori e gli allenatori (prevedo non molto tardi), prenderanno in mano il sistema.
Tony Damascelli su Il Giornale fa una fotografia al termine di un anno esatto da quando è iniziata la pandemia di coronavirus. Un anno in cui tante cose sono accadute, tanto è cambiato e tanto si è perso, solo il calcio è rimasto immutabile
Per il calcio non è successo nulla, continua a vivere sulla sua isola che non è più del tesoro ma resta un approdo per felicità fatue, un gol, un rigore, una parata. Un anno senza più Spadafora ma nessuno se ne è accorto, un anno senza pubblico ma con le stesse polemiche in campo, un anno vissuto sperando o sognando che il virus potesse e possa scomparire con il triplice fischio finale.
Si continua a giocare, anche troppo e senza cambiare le brutte abitudini
bilanci squilibrati, giustizia sportiva e civile “intermittente”, si fa per dire; un mondo di privilegi e impunità, come se nulla sia accaduto e ancora accada e in questo quadro emergono gli arbitri ormai padroni del gioco fino a quando i calciatori e gli allenatori (prevedo non molto tardi), prenderanno in mano il sistema.