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L’articolo sui professionisti dell’antimafia che costò a Sciascia uno stop sui giornali

È una delle due vicende non chiare ripercorse (insieme ad altre) dal prodotto Rai “Lo sguardo di Sciascia”. L’altra è l’iscrizione al partito radicale

L’articolo sui professionisti dell’antimafia che costò a Sciascia uno stop sui giornali

Cento anni dalla nascita dello scrittore Leonardo Sciascia e fioriscono pubblicazioni e soprattutto documentari. Nel vasto baillamme di videoproduzioni molte opere sono puramente didascaliche e non tarate da un punto di vista letterario e ‘politico’. Il documentario che più ci ha convinto– noi che abbiamo l’età e la militanza letteraria per ricordarci quel tempo – è “Lo sguardo di Sciascia” un prodotto Rai che è stato curato dal gruppo di ‘Visioni’ dove spicca l’intellettuale Andrea Di Consoli ed anche Mirella Serri come consulente. Quasi tutti i prodotti editati, infatti, si avvalgono delle testimonianze familiari – il nipote Fabrizio Catalano -, di amici intellettuali – Matteo Collura e Valter Vecellio – e di spezzoni di film e frasi icastiche.

Ma già dall’apertura con la famosa citazione – almeno alle nostre orecchie letterarie – dell’importanza nella formazione di un individuo dei primi dieci anni della propria vita, si capisce che ci troviamo in un diverso approccio. Collura ci parla dell’importanza della professione di maestro del Nostro dal 1949 in poi per capire anche il suo primo impegno letterario che sarà trasfuso in “Le parrocchie di Regalpreta”, mentre l’ex direttore de ‘La Stampa” il siciliano Marcello Sorgi ci fa capire che significato ebbe inserire in un’opera letteraria le vicende della Mafia che solo nel 1958 fu citata per la prima volta su un giornale. Sciascia parlò di mafia utilizzando il giallo – ancora Collura – come genere negativo per meglio fare risaltarne le collusioni con il Partito-Stato.

Un bel cammeo anche inedito di questa ricostruzione è costituito dal rapporto che Sciascia ebbe con la fotografia e dal suo rapporto con uno dei maggiori fotografi ritrattisti mondiali, il suo corregionale Ferdinando Scianna.

Ma “Lo sguardo di Sciascia” ricompensa lo scrittore di Racalmuto di due vicende non sempre chiare nelle rievocazioni: quella della sua adesione al Partito Radicale e quella – che suscitò clamore mediatico e che costrinse Sciascia ad un periodo di fermo nelle sue collaborazioni giornalistiche -, collegata alla pubblicazione del suo famoso articolo-recensione – gennaio 1987 – che colpiva i cosiddetti “professionisti dell’Antimafia” (l’articolo lo trovate qui). Sciascia subì un fuoco di fila da parte di magistrati e politici siciliani. Poi – centrale – per merito di Evelina Santangelo, il suo rapporto con la Sicilia: linguistico, mimico e sentimentale. Il finale – illuministico – ci spiega il perché la Sicilia non abbia mai creduto alla possibilità che le ‘idee’ avrebbero potuto cambiare il mondo.

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