Barillà scrive che “quando un problema è d’atteggiamento e non di modulo, piaccia o no, tocca più ai dirigenti intervenire”
La Juve di Andrea Pirlo ha 9 punti in meno rispetto a quella di Maurizio Sarri, un calcolo elementare con cui devono fare i conti i tifosi bianconeri e anche la dirigenza. Ma è troppo facile dare la colpa a Pirlo, scrive Antonio Barillà su La Stampa.
Innegabili scelte discutibili e imperizia dinanzi alla discontinuità, tuttavia fermarsi alla panchina implica un’analisi parziale e offre un alibi a chi ha consegnato una squadra incompleta e dovrebbe supportare l’allenatore nella gestione.
La società insomma dovrebbe in primo luogo assumersi le sue responsabilità e poi cercare di porre rimedio, perché la stagione non è ancora compromessa e gli obiettivi raggiungibili. Perché se quello della Juve è un problema di personalità non è solo l’allenatore a dover parlare
quando un problema è d’atteggiamento e non di modulo, piaccia o no, tocca più ai dirigenti farlo.
Lasciano interdetti comunque le scelte di Paratici sul mercato considerando che la Juve non ha ricambi in diversi reparti come ad esempio l’attacco.
eppure l’uomo mercato Paratici, che per correre ai ripari valuta Scamaccca e Pellé dopo aver pensato al 38enne Quagliarella, ha lasciato andar via senza monetizzare prima Mandzukic, appena sbarcato al Milan, e poi Higuain
In un percorso può capitare un periodo di involuzione, ma quello della Juve, scrive Barillà, è stato accentuato da scelte societarie rivelatesi sbagliate.
dalla rivoluzione estetica cercata cacciando Allegri, che Andrea Agnelli non ha sottoscritto ma ha dovuto avallare per preservare gli equilibri del club, la Juventus ha pagato due allenatori a stagione peggiorando gioco, risultati e conti economici.