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«Il razzismo non c’entra». Da Gramellini al Giornale, in molti difendono Ibrahimovic

Condò su Repubblica scrive di trash-talking. Il Giornale scrive di razzismo immaginario. Gramellini: “Maleducazione sì, razzismo no”

«Il razzismo non c’entra». Da Gramellini al Giornale, in molti difendono Ibrahimovic

Il giorno dopo ancora è quello della risacca. Se nell’immediato lo scontro Ibra-Lukaku aveva tirato la volata all’indignazione di riflesso, nel corso del primo giorno post-derby il caso è montato soffermandosi sui labiali. Ed è esploso il dibattito: le provocazioni di Ibrahimovic erano razziste? I richiami al vudù e alle mamme erano razzismo? 

Il fronte del no è assai vasto. Paolo Condò su Repubblica ricorda che nello sport il “trash-talking”, la pratica di sistematico pungolo a chiacchiere che serve a innervosire il rivale, è un classico Ma ancor più chiaro è Massimo Gramellini in prima pagina sul Corriere della Sera:

Mi sono convinto che la provocazione del bullo svedese c’entrasse poco con il razzismo. Non solo perché Ibrahimovic è un crogiolo di etnie, da sempre bersaglio dei razzisti veri, ma perché nel gridare a Lukaku «Chiama tua madre e vai a fare le tue str…ate vudù con lei, piccolo asino» il fine dicitore non intendeva alludere a un pregiudizio generico, ma a un evento specifico, anche se mai confermato dall’interessato”.

Gramellini richiama l’episodio usato dal presidente dell’Everton per giustificare il rifiuto di Lukaku di rinnovare il contratto con un rito vudù officiato dalla madre. “Ma se, invece che al vudù, quel presidente avesse detto che Lukaku era ricorso ai tarocchi, l’altra sera probabilmente Ibra avrebbe urlato «vai a farti fare le carte da tua madre, piccolo asino» e nessuno si sarebbe sognato di tirare in ballo il razzismo. La maleducazione, l’insolenza, il riferimento canzonatorio alla mamma: tutto questo e molto altro fa parte del repertorio di quel formidabile rissaiolo. Ma il razzismo no“.

Il Giornale è più o meno sulla stessa linea e difende l’attaccante del Milan: “Si sono esibiti tutti, anche giornalisti che si occupano di politica e politici di professione che, indossata la casacca di parte, hanno cominciato a richiedere la punizione esemplare per Ibra”. “Ibrahimovic ha chiuso il cerchio con un post che recita testualmente: «Nel mondi Zlatan il razzismo non esiste, siamo tutti uguali», subito seguito dal messaggio di Paul Pogba, suo ex compagno e seguito dallo stesso procuratore Mino Raiola: «Non scherziamo, è l’ultima persona a poter essere accusata di razzismo».
Fine della trasmissione? Neanche per idea. La prossima puntata dopo la pubblicazione del comunicato del giudice sportivo. Per chi vuole l’ergastolo a Ibra e la carezza a Lukaku sarà una seconda imperdibile occasione”.

La Gazzetta dello Sport che pure nell’immediato aveva commentato sulla barbarie di uno spettacolo di pessimo esempio, e sulla necessità ridimensionare i toni, capita la portata del “caso” non lo sgonfia per niente e fa una prima pagina non proprio sobria:

Gazzetta dello sport

Su Libero Sallusti se la prende con la fronda che vorrebbe Ibra fuori dal cast di Sanremo:

“rimuoverlo adesso significherebbe inginocchiarsi ai talebani della correttezza politica, quelli che ideologicizzano tutto, anche una quasi scazzottata da bar”. Le frasi di Ibra e quelle successive sui social “sono esattamente quelle che i benpensanti non avrebbero mai scritto, e che invece costituiscono lo scarto di Ibra dal Banalmente Corretto: non contano le etnie, ma il merito individuale sì

Su La Verità, infine, Gandola scrive che è difficile “condividere il conformismo di Stato, quello dei professionisti dell’indignazione permanente. Il giorno dopo è come sempre dominato dall’«ovvio dei popoli» (copyright di Edmon – do Berselli), quel velluto di ipocrisia collettiva che scopre – ma guarda un po’, non lo sapevamo – l’adrenalina, la contrapposizione, la cattiveria del calcio. Ed è tutto un «vergogna», un alzare il ditino sul «pessimo esempio per i giovani», un’esibizione arpeggiante di moralismo a prescindere e di pacifismo sportivo all’acido lisergico. Come se i giocatori di pallone avessero la leggiadria delle campionesse di nuoto sincronizzato”.

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