As intervista la punta degli avversari degli azzurri in Europa League: “Il motto del club, “Lotta eterna”, definisce ciò che siamo. Machis e Rui Silva fanno la differenza”

Roberto Soldado ha già buttato fuori il Napoli dall’Europa una volta. All’epoca era la punta del Villarreal che dopo aver battuto la squadra di Sarri in casa 1-0, pareggiò al San Paolo. Era il 2016, il Napoli decise di puntare tutto sullo scudetto.
“A La Cerámica soffrimmo molto ma vincemmo. E a Napoli ci qualificammo con un grande gol di Tomás Pina. Ora spero di ripetere lo stesso risultato”.
Ora Saldado è la punta del “Granada più forte di sempre”, dopo una carriera lunghissima passata tra Real Madrid, Getafe, Tottenham, Osasuna, Valencia, Villarreal e Fenerbahce. In una lunghissima intervista al quotidiano spagnolo AS parla tra l’altro di questa ennesima grande occasione, e della squadra che il Napoli dovrà affrontare a febbraio in Europa League.
“Non lo so quanto lontano può arrivare questo Granada. Dobbiamo aggiungere tre punti ogni domenica e ottenere quei 42 punti per la salvezza il prima possibile. Abbiamo l’ambizione di migliorare l’obiettivo, ma è l’obiettivo che abbiamo, senza essere confusi. E poi possiamo sognare in Europa. È un premio che ci siamo guadagnati. Se faremo due grandi prestazioni potremo eliminare il Napoli“.
Che il Granada sia in crescita esponenziale lo ammette anche lui.
“Non abbiamo scuse. Abbiamo passato momenti delicati. Ma siamo rimasti insieme. E questo ci rende forti. Quel guscio che abbiamo all’interno della squadra che ci unisce così tanto. Nessuno ci darà nulla e dobbiamo andare al limite per avere un anno di successi come l’ultimo. Viviamo molto nel presente e ricordiamo il passato per quello che vogliamo e non vogliamo essere e questo è il nostro percorso. Il successo nel lavoro è assicurato e il motto del club, “Lotta eterna”, definisce ciò che siamo.
Soldado dice anche avrebbe voluto sfruttare meglio l’occasione al Real dei Galacticos, di cui è tifoso, e ricorda come momenti bellissimi la sua tripletta in nazionale al Venezuela, a Malaga, e un gol importantissimo alla Georgia nella fase a gironi del Campionato Europeo. Ma il suo miglior anno è stato al Valencia:
“Ho lasciato Valencia a 13 anni e sono tornato a sostituire Villa con il “9” nel club della mia città. E quella per me è stata la sfida più grande che ho dovuto affrontare come giocatore. Mi sono divertito al massimo. Il mio miglior periodo a livello individuale, nel quale ho segnato molti gol. E non c’è niente di più bello che sentirsi amato come mi sono sentito a Valencia”.
Poi parla ancora del Granada:
“Una delle nostre armi è l’unione che esiste non solo nello spogliatoio. Anche nel club. Qui ci trattiamo tutti allo stesso modo. Con le donne in lavanderia, con i ragazzi della manutenzione, c’è un’intesa speciale, sono persone che amano il club”.
Il Granada ha due pedine fondamentali: Machís e Rui Silva.
“Machis l’anno scorso era di alto livello e penso che sappia che il suo momento è adesso, che ha passato molti anni in Seconda Divisione da grande giocatore. E ora, da grande giocatore nell’aspetto individuale, lo sta diventando a livello collettivo. Rui Silva è un muro. Ci dà molta sicurezza ed è una garanzia averlo lì in difesa”.