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Il Napoli deve scegliere tra il demone dell’ambizione e la rassicurazione liturgica dello spogliatoio

L’aneddoto di Gattuso su Abate e Ibrahimovic è rivelatore. Lozano, con la sua verticalità, rimane uno dei vizi capitale

Il Napoli deve scegliere tra il demone dell’ambizione e la rassicurazione liturgica dello spogliatoio
during the Italian Serie A football match SSC Napoli vs Fc Juventus.

Napoli, Refugium Abatarum.

È comprensibile il senso di empatia che questo tempo di avvento suggerisce ma, per seguire l’aneddoto riportato da Gattuso, ci sono stati e ci saranno sempre momenti fondamentali in cui bisognerà scegliere tra lo stare con Ibrahimovic e accettarne l’ira funesta o sostare in preghiera con Abate e condividerne fraternamente l’inferno.

Il Napoli deve scegliere cosa vuole rappresentare. Prima di tutto a se stesso. Finora, più di una volta, si è trovato in bilico tra il demone dell’ambizione e l’angelo della rassicurazione liturgica dello spogliatoio. Il calcio, almeno fino a quando si gioca con i piedi, prediligerebbe coloro che dei piedi sanno cosa fare. Certo scalda il cuore, in questi periodi di festività in lockdown, seguire la corsa di Petagna ad abbracciare l’allenatore, ma finche’ l’intera panchina si alzerà in piedi per salutare un destro semideviato al novantunesimo a sigillare il quarto gol di una vittoria contro il Crotone in dieci, un po’ come si tributa la rete in una finale di Coppa del Mondo, sarà difficile porci troppe domande.

Lozano è, nel Napoli Refugium Abatarum, quello che i sacerdoti chiamerebbero un peccato necessario. Una confessione breve può emendarlo. Gattuso lo adopera allorquando ne pare quasi costretto. Forse perché verticalizzare rimane uno dei vizi capitali in tutte le religioni calcistiche monoteistiche, forse perché dover riconoscere che la tecnica individuale faccia il gioco significa intaccare l’idea che il modulo abbia veramente un valore.

Qualunque sia la spiegazione – noi ti preghiamo: questi che sanno giocare, falli giocare.

Amen.

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