El Paìs intervista Merino il centrocampista spagnolo che contende il posto a Fabian. «La Spagna non può giocare come dieci anni fa, il calcio è cambiato»

C’era una volta il calcio totale. Ormai è preistoria. L’Olanda di Michels e Cruyff, spesso impropriamente accostata al calcio contemporaneo di gabbie e divieti, esprimeva un gioco arioso dove tutti potevano fare tutto, dove Cruyff spaziava lungo il campo, i difensori salivano e aggredivano. Calcio totale appunto, così venne battezzato. Perché poi i media contano eccome. L’imprinting resta. Ma questo è un altro discorso.
Stasera si gioca Spagna-Germania di Nations League e El Paìs intervista Mikel Merino centrocampista della Real Sociedad, che a 19 anni era nel Dortmund di Tuchel prima di approdare in Premier col Newcastle di Benitez. È lui che spiega l’evoluzione dei calciatori, la antepone a quella dei sistemi di gioco. È lui che stasera, alla prima convocazione, potrebbe persino partire titolare. È in ballottaggio proprio con Fabian Ruiz. Merino si sofferma molto sul concetto di intensità.
Si va verso il calciatore totale. Un centrocampista deve essere tecnicamente bravo, ma gli viene anche chiesto di competere fisicamente, di vincere duelli di testa, oltre al dribbling deve essere forte per proteggere la palla, veloce per raggiungere l’area, segnare… alla fine il calcio si evolve in base a ciò che viene chiesto ai giocatori.
Il calcio si è evoluto. Sono passati dieci anni dal Mondiale e dai due Europei vinti dalla Spagna. Il gioco è cambiato e non si può mantenere lo stesso stile. Anche la Nazionale sta cambiando, pur mantenendo l’essenza che l’ha portata a vincere: possesso palla, il continuo passarla, l’avversario che si stanca di difendere… Gli allenatori hanno ben chiari i prossimi passi: il ritmo alto per attaccare gli spazi, per essere aggressivi in difesa e giocare il maggior tempo possibile ad altissima intensità. Questa è la naturale evoluzione del calcio.
“Il fisico oggi è molto importante, le squadre che stanno meglio fisicamente sono quelle che vincono. Nel Bayern che ha vinto la Champions, tutti corrono per 90 minuti, Tutti sono veloci, tutti difendono e tutti pressano”.
Racconta della sua esperienza al Dortmund così come in Premier dove si è reso conto che doveva irrobustirsi fisicamente. «In Inghilterra sono diventato un giocatore box to box e mi piace».
La differenza tra una squadra e un’altra è data dalla quantità di tempo in cui riesci a essere al cento per cento, questo è il ritmo. L’ideale è riuscirci 90 minuti, perché così stancherai l’avversario che ti lascerà più spazi. Nella Real giochiamo con molta aggressività, il Bayern non smette mai di farlo. In Nazionale cerchiamo un equilibrio tra questo e il possesso palla.