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La Spagna si interroga: il nostro calcio è superato?

El Paìs: “Il possesso palla molliccio e senza profondità non basta più”. Del Bosque: «Senza velocità e ritmo, la tecnica non è sufficiente».

La Spagna si interroga: il nostro calcio è superato?
foto Hermann

Appena la scorsa estate, l’Italia dei presunti esperti di calcio festeggiava perché era finalmente folta la pattuglia degli allenatori del nuovo calcio (che in realtà è già vecchio), il calcio dell’inutile possesso palla, il cosiddetto calcio posizionale che in questa Champions si è andato a schiantare. L’Italia ci stava arrivando con dieci anni di ritardo anche se – va detto – nella stessa Italia Gasperini stava riportando in auge il calcio uomo contro uomo, basato sugli scontri diretti e la marcatura uomo. Ovviamente riadattato ai tempi contemporanei.

In Spagna adesso si interrogano sull’efficacia del loro football. Era dalla stagione 2006-2007 che non c’erano squadre spagnole in semifinale di Champions. El Paìs se lo chiede, e lo chiede ad alcuni interlocutori tra cui Vicente Del Bosque uno dei gradi maestri del calcio spagnolo.

Questa finale a otto a Lisbona – scrive il quotidiano – è stato un bagno di realtà per un calcio che punta alla stagnazione del modello che lo ha portato a dominare il mondo con i club e con la Nazionale.

«Ora ti pressano alto e non ti lasciano giocare», analizza Del Bosque che però non è ancora così pessimista.

“Ti colpisce che non ci sono squadre spagnole nelle semifinali di Champions a causa del dominio di questi anni. Non credo che quello che è successo segni una tendenza e che si debba per forza guardare agli altri e copiarli. Il Bayern era una squadra ordinaria prima dello stop per la pandemia e adesso, con gli stessi giocatori, è una squadra capace di fare quello che ha fatto al Barcellona. Nell’allenatore spagnolo sono interiorizzati il pressing alto e la costruzione da dietro, adesso però gli altri non sono più ingenui, ti pressano e non ti lasciano giocare”.

Prosegue El Paìs.

In questa Champions la debacle spagnola ha un denominatore comune. Real Madrid, Atletico e il Barcellona sono stati eliminati da tre squadre che seguono le linee del nuovo paradigma del calcio. Ci sono molti collegamenti tra il City di Guardiola, il Lipsia di Nagelsmann e il Bayern di Flick. I tre giocano ad un ritmo infernale, convinti che velocità e fisico siano fondamentali, il possesso palla molliccio e senza profondità non basta più.

Del Bosque prosegue: “Guardiola mi aveva avvertito molto tempo fa che Madrid, Atletico e Barca avrebbero finito col soccombere al ritmo dei loro rivali. Il calcio oggi è molto fisico, molto veloce e in Europa la sola tecnica non è più sufficiente se non supportata da ritmi sostenuti.

El Paìs sottolinea come in Germania tutte le squadre pressano alto, mentre in Liga i ritmi sono bassi, la sceneggiatura di solito è che una squadra domina e l’altra aspetta.

Ed evidenzia che il Real Madrid non riusciva a dominare visti i ritmi del City, l’Atletico è rimasto disorientato e superato dalla velocità del Lipsia con e senza palla e il Barcellona è stato asfaltato dal mix di forza fisica, tecnica e tattica del Bayern al punto da aver ricordato le pesanti sconfitte che le squadre tedesche infliggevano ai club spagnoli negli anni ’70 e’ 80. Lo stesso vale per il Valencia sconfitta dall’ambiziosa e sfacciata Atalanta.

La domanda è: la debacle autorizza a chiedersi se sia necessario cambiare il modello che ha fin qui formato allenatori e giocatori?

A parlare è il direttore sportivo di una squadra di Prima Divisione.

Non è che siamo bloccati, è che stiamo andando indietro. Abbiamo perso la leadership che avevamo con la Nazionale e il Barcellona di Guardiola. La soluzione non è facile, perché al momento in Spagna non è semplice reperire un giocatore che sia  tecnico e fisico allo stesso tempo. Al momento, in Spagna, è ancora più facile trovare un calciatore bravo con la palla. Tra i nostri tecnici solo Lopetegui a Siviglia e Luis Enrique in Nazionale riescono a produrre un tipo di calcio più vicino a quello che si sta affermando in Champions. I tedeschi stanno facendo molto bene perché interpretano molto bene gli spazi sia in attacco sia in difesa, proprio come Guardiola al City o Klopp a Liverpool”.

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