Il commento di Roberto Perrone. “Il calcio pensa sempre di vivere in un pianeta a sé, dove l’emozione domina sull’etica. La libertà i calciatori avrebbero dovuto viverla con più attenzione”
“Il calcio pensa sempre di vivere in un pianeta a sé, dove l’emozione domina sull’etica. Non pretendevamo che desse l’esempio, ma più attenta la gente del calcio avrebbe dovuto esserla in questa breve estate calda“.
Lo scrive Roberto Perrone sul Corriere dello Sport, a proposito dei contagi che stanno emergendo tra i giocatori di Serie A di ritorno dalle vacanze.
“Tutti in Sardegna, accompagnati da decine di migliaia di italiani, a fotografarsi tra di loro. Tutti uno sull’altro, sulle spiagge, nei locali. Tornano positivi in migliaia e tra questi aumenta il numero dei calciatori con il rischio di incidere negativamente sulla nuova stagione”.
A colpire, scrive Perrone, è soprattutto il caso di Sinisa Mihajlovic, reduce dal trapianto di midollo osseo per curare la leucemia.
“Secondo gli amici, il tecnico del Bologna faceva vita ritirata. Non lo ha protetto abbastanza, del resto in Costa Smeralda la vita ritirata è un controsenso“.
E conclude:
“I calciatori sono ragazzi come gli altri ma anche professionisti che lavorano (ben pagati proprio per quello che rappresentano) per un’azienda importante. Un’azienda che qualche mese fa rischiava di non ripartire. Un’azienda che produce uno spettacolo legato a interessi, passioni, desideri. Un grande spettacolo per milioni di persone di cui loro sono gli attori principali. La libertà, loro più degli altri, avrebbero dovuto viverla con più attenzione. Per un’estate si poteva anche andare in montagna. Eh, lo so, ti abbronzi meno e non ci sono i vip con cui giocare a padel e immortalarti in una bella foto social, ma il distanziamento è naturale e il “coviddi” sta alla larga”.
