ilNapolista

Voleva così tanto vincere che alla fine Sarri ha perso (la faccia, soprattutto)

In attesa dello scudetto Sarri si denuda, e ammette l’aderenza al potere che tanto schifava: “12 rigori contro alle grandi squadre non li hanno mai fischiati”

Voleva così tanto vincere che alla fine Sarri ha perso (la faccia, soprattutto)
Juventus' Italian coach Maurizio Sarri enters the pitch during the Italian Serie A football match SS Lazio vs Juventus FC.,(Hermann)

Per uno che s’è costruito una reputazione pigolando sugli altrui bilanci e rendite di posizione, anche arbitrali, non deve essere facile andare in tv e dettare la seguente ammissione di fragilità:

“l’abbiamo persa per volerla vincere. Abbiamo subito anche 12 rigori contro, non un numero che solitamente subiscono le grandi squadre”

Maurizio Sarri sta perdendo pur vincendo, ed è un paradosso ben rappresentato in quell’apparente controsenso: volevamo così vincere che abbiamo perso. Tradisce la sorpresa intima della ritorsione: alla Juve stanno regalando il nono scudetto di fila, e lui è ammanettato al banco degli imputati. Non può partecipare alla festa, perché è quasi riuscito a farla fallire. Jep  Gambardella sarebbe fiero di lui. Ma nessuno, al momento, è fiero di Sarri.

I tifosi lo hanno già esonerato sui social, dopo la quasi-fatal Udine. La società lo sopporta, in attesa che la Champions definisca il suo destino. Sarri nel frattempo non se ne fa una ragione. E specifica:

“12 rigori contro, solitamente le grandi squadre non ne subiscono così tanti”

Con quanta leggerezza Sarri si denuda, e ammette l’aderenza al potere che tanto schifava: siamo la Juve, a noi 12 rigori contro non li fischia nessuno, perdinci! L’arringa alla quale s’affidava ai tempi del Napoli bello e perdente gli è scoppiata in faccia. Ora che è brutto e vincente, Sarri lotta contro la dannazione del ripudiato: nessuno lo ama, non più. Non i suoi vecchi tifosi, che a Napoli lo veneravano e infine si son sentiti traditi dal passaggio al nemico, non i nuovi, che a Torino lo hanno accolto con sospetto e ora lo cacciano (#SarriOut era la tendenza su Twitter) perché il sospetto è stato confermato dagli eventi.

Sarri è nel limbo degli ignavi: sta vincendo lo scudetto ma non può dirlo perché è troppo scaramantico; ha rinunciato ai suoi principi per coccolare l’ego delle sue dive; la Juve non gioca bene per dirsi bella e non gioca così male da vincere ostentando la sua stessa bruttezza, con orgoglio. E’ in una via di mezzo. Non vince, Sarri. Non perde nemmeno. E’ una contorsione.

Gli era già capitato a Londra, con l’Europa League del Chelsea. Ora con lo scudetto, al ritorno in Italia. Non c’è felicità nel successo, puzza tutto di contentino. Il toscanaccio – per cliché simpatico guascone, volgare ma ehi! l’è ganza questa… – s’è incartato nella sua stessa rappresentazione: la tuta, la prosopopea da leader sindacale, lo sguardo inclinato sopra le lenti scivolose dell’uomo che non le manda mica a dire. S’è infilato in una via crucis sulle orme del suo feticcio Higuain, alla ricerca della vittoria, rimettendoci il resto.

Ha perso uno scudetto in albergo, così disse ai tempi. Ora magari ne vince uno dal divano di casa, con l’aiuto delle altre pretendenti che continuano a fare il reso del campionato, “nun me piace, l’amma cagnà”. Ma non era così che se l’era immaginata, la definitiva presa del potere. S’aspettava la coniugazione istituzionale dell’amore incondizionato che aveva a Napoli. Il riconoscimento del successo personale, con la favola a lieto fine dell’impiegato di banca che scala le serie minori (le promozioni, i suoi “tituli”) per conquistare la vetta, con la Juventus. E magari, poi, la Champions, ché i sogni funzionano così, si alimentano nelle illusioni.

Poi arriva una sera bollente, a Udine. E ce lo ritroviamo imperlato a denunciare l’imbarazzante numero di rigori contro subiti dalla Juventus. Ripetiamo: rigori contro… la Juventus…

Così sta perdendo, Sarri. Per aver voluto troppo vincere.

ilnapolista © riproduzione riservata