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Famiglie gusci vuoti, il pirandelliano Favolacce

Il film dei fratelli D’Innocenzo. Nelle villette a schiera di Spinaceto, covi di infelicità diffusa. Bambini che crescono tra infelicità domestiche

Famiglie gusci vuoti, il pirandelliano Favolacce

Abbiamo passato il lockdown con pochi desideri: uno di questi era vedere “Favolacce” la seconda opera di Damiano e Fabio d’Innocenzo che già alla Berlinale pre-Covid aveva ottenuto il premio per la migliore sceneggiatura originale e che da pochi giorni ha fatto incetta di Premi e di candidature ai Nastri. Ebbene l’abbiamo visto “Favolacce” e nonostante la sua dolorosissima narrazione ne abbiamo scritto, perché molti lo vedano e ne traggano insegnamento per i tempi di sentimenti asintomatici che stiamo vivendo.

C’è un narratore all’inizio del film interpretato da Max Tortora che forse racchiude la voce dei due autori che da un’inventio thesauri diaristica di una bambina fanno derivare questa storia. Spronati a raccontarla dalla misteriosa reticenza che gli ha provocato: da quella ritrovata intensità che un uomo banale non regge. Per ricercare il senso di tutto quel resto che sembra emergere. Per continuare il diario interrotto da una bambina che – forse – ha trovato un diario migliore, forse ha trovato una vita migliore?

Spinaceto, giorni nostri. Nuclei familiari in villette a schiere che dall’esterno potrebbero essere anche piacevoli, ma che sono covi di infelicità diffuse. I Placido: una famiglia che ha un padre disoccupato Bruno (Elio Germano) con una madre depressa Dalila (Barbara Chichiarelli) e due figli Dennis (Tommaso Di Cola) e Alessia (Giulietta Rebeggiani) che hanno voti altissimi a scuola perché non hanno una casa. Alessia sembra essere l’estenditrice del diario. Un’altra famiglia, i Rosa, è formata dal padre Pietro (Max Malatesta) che fa saponi, dalla moglie Susanna (Cristina Pellegrino) e dalla taciturna figlia Viola (Giulia Melillo). Le prime due famiglie sono viciniore e si frequentano. La terza famiglia – i Guerrini – vive più in campagna ed è quella del solo padre Amelio (Gabriel Montesi) cameriere reincarnazione di Ninetto Davoli e del figlio il catatonico Geremia (Justin Korovkin). Completano il microcosmo di Spinaceto la ragazza madre Vilma Tommasi (Ileana D’Ambra) ed il professore delle medie Bernardini (l’eclettico e bravo attore partenopeo Lino Musella).

Questi i personaggi che si incontrano e si scontrano in rapporti vacui: con genitori falsamente presenti e ragazzi inerti nei rapporti familiari, ma ben svegli tra di loro quando le infelicità domestiche consuete li lasciano liberi di determinarsi. Il finale di questa postmoderna commedia plautina è drammatico per molti di loro. Sembra che Pirandello abbia riscritto la novella “Quando si capisce” aggiornata ai nostri tempi: con famiglie gusci vuoti.

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