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Bergomi: «Italia-Argentina? Se avessimo giocato a Roma avremmo vinto»

Alla Gazzetta: «C’era rivalità tra il Napoli e Milano. La Nazionale era formata in gran parte da milanisti e interisti. Non dico che i napoletani abbiano tifato contro, però al San Paolo non sentivamo lo stesso entusiasmo di Roma»

La Gazzetta dello Sport intervista Beppe Bergomi per il trentennale di Italia ’90. Tra le altre cose Bergomi ricorda la semifinale contro l’Argentina persa ai rigori a Napoli, la città di Maradona. Quella partita fu un dolore troppo forte, dice. Se si fosse giocato in un’altra città e non a Napoli, sarebbe andata diversamente?

«L’argomento è delicato e non voglio urtare la sensibilità dei napoletani. Dico questo: noi fino a quel momento avevamo giocato soltanto all’Olimpico, in un clima idilliaco. Il nostro pullman partiva dal ritiro di Marino, ai Castelli Romani, e fino al grande raccordo anulare viaggiava tra due ali di folla. Allo stadio trovavamo un’atmosfera fantastica, un tripudio di bandiere. Se avessimo potuto, saremmo rimasti lì».

Il problema di quella partita era soprattutto la rivalità sull’asse Napoli-Milano.

«Allora c’era una rivalità molto forte tra il Napoli e Milano: il Napoli aveva come avversari il Milan di Sacchi e la mia Inter, quella dello scudetto dei record con Trapattoni nel 1989. La Nazionale era formata in gran parte da milanisti e interisti. Non dico che i napoletani abbiano tifato contro, però quella sera al San Paolo non sentivamo lo stesso entusiasmo di Roma».

Bergomi racconta che l’Italia aveva la partita in pugno.

«Eravamo in vantaggio, poi subimmo un gol evitabilissimo e lì, sull’1-1, si complicò tutto. Ci mancarono energie fisiche e nervose, il loro portiere parò l’impossibile».

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