ilNapolista

Vita da Bobby Solo: “Mio padre, colonnello, si vergognava di me. Scoprii Pino Daniele»

Strepitosa intervista al Fatto: lui, la musica, le donne, le droghe, Little Tony, quella volta con Ornella Vanoni nell’ascensore e la madre scambiò l’hashish per incenso

Vita da Bobby Solo: “Mio padre, colonnello, si vergognava di me. Scoprii Pino Daniele»

Sul Fatto quotidiano straordinaria – non meno di straordinaria – intervista a Bobby Solo. È firmata da Alessandro Ferrucci e Stefano Mannucci. Andrebbe riproposta integralmente. Non lo faremo. Voi andate in edicola e acquistate il Fatto. È uscita la sua autobiografia, scritta con Dario Salvatori: “Cronache da una lacrima sul viso”.

Innanzitutto Bobby Solo – cinque figli (uno di sette anni) e otto nipoti – confuta l’immagine di ex bravo ragazzo. «Qualche acido l’ho preso. La storia del buono mi ha rotto le palle. Ora basta: ho 75 anni».

Racconta come’è nato il nome d’arte.

Un’incomprensione: mio padre, colonnello dell’Aeronautica e due medaglie d’argento, era severo, detestava la musica leggera. Si vergognava di me. Tanto da chiamare la Ricordi per diffidarli: “Se utilizzate il nome Satti, vi rovino”. Allora Micocci decide: “Americanizziamo Roberto in Bobby”. “Bobby, e poi?”chiesero dall’etichetta. “Solo Bobby”. E la segretaria capì Bobby Solo.

Parla anche di Pino Daniele una sua scoperta.

Avevo una sala di registrazione, e un giorno arriva un ragazzo dopo la segnalazione di un giornalista de l’Unità. Lo ascolto e lo mando alla Emi: il genio era palese. Poi l’ho portato con me per le feste patronali del Lazio, e in Belgio da un amico promoter: aveva una chitarra Gibson rotta sul manico, ma suonava come B. B. King, una roba da paura.

Parla di Little Tony e del suo debutto a Sanremo senza voce.

La sera prima della gara Little Tony mi chiama: “Vieni con me”. Lui era già famoso, io agli inizi; così lo seguo e mi porta in un night: entro e mi consegno al piacere.  Non capii più nulla; prima di quella sera le donne le avevo ammirate sulle pagine de Il borghese e de Lo specchio; a diciannove anni non avevo avuto grandi avventure.  Nel locale trovo una ragazza austriaca con i capelli corti, biondi e un corpo spaventoso; (ci pensa) ho solo ballato, in quei posti se non tiravi fuori i contanti andavi in bianco, e nel portafogli avevo diecimila lire, dono di mia madre per i dieci giorni di Sanremo. Infatti mi ha salvato la generosità di Tony: quando ci siamo incontrati e ha visto il mio ciuffo e l’atteggiamento alla Elvis, mi ha adottato; (ride) lui aveva già venduto un milione di dischi, era conosciuto pure in Inghilterra, e gira va con una Jaguar color verde bottiglia, alla Diabolik. Per dieci giorni mi ha pagato pranzi e cene, botte di aragosta, champagne, scampi, sogliole; così non potevo rifiutare la gita al night, solo che ho ballato, sudato e quando alle due di notte sono uscito, un po’ ubriaco, il raffreddore mi ha colpito.

Fu squalificato perché salvato col playback.

Mi squalificarono, ma avevo solo 19 anni e non sapevo nulla; quando ho conosciuto Micocci, dopo la prima audizione, mi chiese: “Lo farebbe un disco?”. E io: “Ho solo 5 mila lire al mese che mi passa mamma”. “No, se vende, i soldi glieli diamo noi”.

Ornella Vanoni

Nel 1963 vado alla Ricordi, prendo l’ascensore, e insieme a me entra Ornella, bella da paura, sensuale con la sua
camicetta rosa: mi guarda e inizio a sudare. A tremare. Poco dopo, con nonchalance, si apre due bottoncini, intravedo
il reggiseno, e a momenti svengo, ma non sono stato in grado di parlare.

In fatto di bellezza femminile, si definisce un gambista. Non è potuto andare in Giappone per cinque anni, rifiutò l’invito dell’imperatore Hirohito. «Non sapevo chi fosse».

Una volta, strafatto di anfetamina, hashish e valium si fece la doccia a casa e la madre sentì l’odore dell’hashish.

Mamma se ne accorge e soddisfatta mi abbraccia: “Sei stato in chiesa, sento profumo d’incenso”.

Un’ultima cosa. “Gli anni Settanta sono anche celebri per le proteste ai concerti”.

Nel 1971 mi chiamano per cantare al festival di Palermo, 60 mila spettatori e nel cartellone star come Johnny Hallyday, James Brown, Aretha Franklin e Santana; ma dal pubblico partivano insulti e fango contro i cantanti italiani, per questo Fred Bongusto si presentò sul palco vestito da cantante cubano, e con lo pseudonimo di Louis Gomez.

Lui venne salvato da Franco Franchi.

ilnapolista © riproduzione riservata