Sacchi: «Per vincere servono entusiasmo, buon senso e perseveranza. Lotito ha la prima e l’ultima»

Al CorSport: «Calcio a porte chiuse? E' come recitare in un teatro vuoto. Ti viene paura. Senza un grande club e un presidente coraggioso e autorevole, non si vince»

Sacchi

foto Andrea Rigano'/Image Sport

Sul Corriere dello Sport una lunga intervista ad Arrigo Sacchi. Tra le altre cose, parla del calcio a porte chiuse. Non sarà più coraggioso.

«Non credo, è come recitare in un teatro vuoto. Ti viene paura. La differenza la fanno le personalità».

Non solo quelle dei calciatori.

«Contano anche e soprattutto i club. Due anni fa la Juve perde con l’Inter a Milano due a due e rischia il sorpasso del Napoli. In dieci minuti. Cuadrado e Higuain ribaltano il risultato e blindano lo scudetto. Ma il merito non è solo loro. L’impresa è figlia del carattere che passa tra le generazioni e si fortifica nella storia di una società».

La Lazio insegue un sogno, ma la sua storia non è paragonabile, dice Sacchi.

«E la storia conta. In ogni caso Lotito dimostra di avere una coerenza tutta sua. Per vincere ci vuole entusiasmo, buon senso e perseveranza. La prima e l’ultima non gli mancano».

Sacchi parla del concetto di perfezione. Significa fare i conti con i propri limiti.

«Fare i conti con i miei limiti. È un’educazione di vita, alla quale sono stato abituato fin da bambino da mio padre. Quando arrivai al Milan, Berlusconi uno dei primi giorni mi chiamò in disparte e mi disse: dobbiamo diventare i più bravi al mondo. Io gli risposi: può essere frustrante, ma anche limitativo. E lui: frustrante lo capisco, limitativo no. Glielo spiegai quando l’Uefa ci ha eletto la squadra più importante di tutti i tempi. Una cosa è essere i più bravi, un’altra è fare la storia. E noi l’abbiamo fatta. Quel giorno ho chiamato Berlusconi per dirgli che volevo condividere quel riconoscimento con lui. Perché senza un grande club e senza un presidente coraggioso e autorevole, non si vince».

Correlate