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Il Guardian: Nadal è un faro oltre la pandemia, la garanzia che tutto sarà come prima

Il campione spagnolo ha vissuto “una carriera in autunno perpetuo, a leggere i suoi necrologi prematuri”. E quando si tornerà in campo imporrà la “vecchia normalità, con qualche adattamento”

Per gli appassionati di tennis questa è – sarebbe – la stagione della terra rossa. La stagione di Nadal, da un numero di anni ormai indefinito. Il Guardian scrive che c’è come una stramba sensazione di vuoto sonoro: i ruggiti non ruggiscono, e sulla terra non restano impronte. “Manca Nadal”, scrive il quotidiano inglese, manca ora più che nel lockdown “il faro della vecchia potenza sportiva, nonostante la nuova normalità”.

“Non credo nella nuova normalità”, ha detto il campione spagnolo in una videointervista a El País qualche settimana fa. “Mi piace la vecchia normalità, con qualche adattamento”.

Ed ecco il punto. Per il Guardian Nadal è un esempio di come si “esce” da una brutta situazione senza in realtà uscirne mai. Lui è la garanzia che “quando il tennis emergerà dal suo letargo estivo, la gerarchia della giungla si riaffermerà, proprio come sempre”. Perché “Nadal è uno di quei giocatori che sembra essere stato “in uscita” per un decennio o più: una carriera in un autunno perpetuo”.

C’è un famoso articolo-profilo del New York Times che descrive il suo stile esplosivo e soggetto a lesioni come una “poetica autoimmolazione, l’atleta glorioso che si spinge risolutamente verso la propria rovina”. Era il 2009. Nadal ha trascorso buona parte della sua vita adulta leggendo i suoi necrologi prematuri.

“Se Federer segna il tempo e Djokovic lo insegue, Nadal lo allunga. Questo è vero sia in campo che fuori. I grandi giocatori hanno spesso la possibilità di rallentare il tempo nei loro momenti caratteristici, conferendo loro una qualità epica senza sforzo. Per Nadal, è l’istante prima che si concluda quell’immenso diritto, quell’ampio movimento che si riavvolge, un momento di perfetta immobilità che porta con sé anche un’implicazione di potere irresistibile”.

Quando hai passato una carriera così, come fai a rimanere così aperto alla possibilità che i tuoi anni migliori siano ancora quelli a venire? “Per una forma di testardaggine, suppongo: una miopia volontaria al limite del masochismo”. “Ho imparato durante tutta la mia carriera a godermi la sofferenza”, ha detto una volta Nadal.

Ed ecco che Nadal rappresenta il “faro” per il ritorno alla normalità, è lui che indica la via per superare la pandemia. Federer compirà 39 anni ad agosto, Nadal 34 la prossima settimana. Djokovic ha appena compiuto 33 anni. Ma paradossalmente “un po’ di tempo lontano dalla routine quotidiana del tour funzionerà a vantaggio di Nadal. È tempo che i nervi si chiariscano, che i dolori guariscano, che la mente si rinfreschi e che il corpo si ricarichi. E poi, come se si svegliasse da un sonno profondo, tornerà: il vecchio fuoco nella sua pancia, un nuovo asso o due nella manica, pronto a soffrire e vincere di nuovo. Non una nuova normalità ma una vecchia normalità, con qualche adattamento”. Nadal, un faro oltre la pandemia.

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