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Per l’Istat la mortalità a Bergamo, nel mese di marzo, si è impennata del 400% rispetto agli anni scorsi

Su La Stampa. A Brescia morti raddoppiati. A Piacenza e Pesaro aumento del 200%. Secondo un’indagine del Centro studi Nebo una larga parte dei decessi in Lombardia sono avvenuti «per» e non «con» il Covid 

Per l’Istat la mortalità a Bergamo, nel mese di marzo, si è impennata del 400% rispetto agli anni scorsi

Ieri abbiamo scritto dell’inchiesta condotta da L’Eco di Bergamo, secondo la quale i morti nella sola provincia bergamasca, una delle più colpite dall’epidemia, sarebbero 4.500. Un dato quasi doppio rispetto a quello ufficiale, che ne segnala “solo” 2060.

A confermare che le stime ufficiali siano molto ridimensionate rispetto alla realtà arrivano i dati Istat. Secondo l’Istituto di statistica, nel mese di marzo, a Bergamo, la mortalità si è impennata del 400% rispetto agli anni scorsi. A Brescia i morti sono raddoppiati. A Piacenza e Pesaro l’aumento è del 200%. Nei primi 21 giorni di marzo è tutto il Nord ad aver registrato il raddoppiamento dei decessi.

La Stampa parla oggi di una elaborazione condotta dall’Osservatorio salute della Cattolica per il quotidiano. Sarebbero oltre 3000 i morti Covid in più rispetto a quelli certificati. A spiegare il dato è il direttore scientifico dell’Osservatorio, Alessandro Solipaca:

«Non si tratta di stime ma di dati reali perché la mortalità per il periodo dal 1° al 21 marzo certificata ora dall’Istat è di circa 3.300 decessi superiore a quella attesa sommando i morti per Covid acclarati a quelli che mediamente si sono registrati mediamente negli anni precedenti».

Oltre ad essere sottostimati, i dati sulla mortalità dimostrano anche che una larga parte delle morti sono avvenute «per» e non «con» il Covid.

Il Centro studi Nebo, scrive La Stampa, ha condotto un’indagine sui decessi in Lombardia che dimostra che nell’ultima settimana sono stati due volte e mezzo quelli attesi per le patologie quasi sempre presenti nei morti per il virus. Se il virus fosse solo una causa secondaria dei decessi, avrebbe dovuto lasciare invariato il numero dei morti.

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