Il CorMez intervista l’infettivologo del Cotugno: «Il problema sono le mascherine. Se si ammala un medico, rischiano di rimanere senza assistenza tre pazienti»

Il Corriere del Mezzogiorno intervista Alessandro Perrella, infettivologo del Cotugno. Fa parte anche della Unità di crisi regionale.
Secondo le proiezioni elaborate dall’ospedale il picco del contagio da Covid-19, in Campania, arriverà a metà aprile, come dichiarato ieri anche dal governatore De Luca.
«Si tratta di un’analisi going. Occorre aspettare i prossimi dati per capire come sarà l’andamento futuro, giacché quelli degli ultimi due giorni forniscono un segnale di crescita già significativo. Non è escluso che siamo già sul tratto ascendente della curva».
Il problema continua ad essere quello dello scellerato esodo dei meridionali dal Nord infetto verso le regioni del Sud, la notte del 7 marzo.
«I vettori principali del contagio restano coloro che sono rientrati dalle cosiddette zone rosse. Da giovedì scorso già ne abbiamo qualche riscontro».
Ma è convinto del fatto che l’impatto sarà gestibile.
«Siamo stati bravi e fortunati poiché abbiamo avuto la possibilità di osservare l’ondata da lontano e siamo riusciti a posizionare la scogliera difensiva in modo da contenere l’impeto della mareggiata. Forse l’espressione più giusta è che abbiamo diluito la portata del contagio, con una variabile che, in riferimento a coloro che sono rientrati dalla Lombardia, si attesta intorno al 20%».
Non tutti quelli che sono tornati dal Nord si sono autodichiarati. Finora lo hanno fatto in 1850. Di questi, 1709 sono in isolamento domiciliare fiduciario.
«Coloro che sfuggono al censimento potrebbero essere anche al di sotto del migliaio. Ma il vero problema è conoscere quanti di essi risultano positivi. Se consideriamo che tra di loro potrebbero esserci venti o trenta vettori di contagio e ciascuno può infettare tre persone ogni giorno, allora si amplia l’albero dell’epidemia».
Infine, l’infettivologo solleva un problema che rischia di diventare serio. Quello delle mascherine.
«Per ora non è stata esaurita la scorta ma presto potremmo averne bisogno. Se si ammala un medico, rischiano di rimanere senza assistenza tre pazienti».