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Grassani: sul taglio degli stipendi la Juventus è un esempio da seguire

L’avvocato del Napoli: “Il calcio oggi è una imbarcazione in alto mare, senza timone e senza timoniere. Per condurlo in un porto sicuro serve una riscrittura delle regole”

Grassani: sul taglio degli stipendi la Juventus è un esempio da seguire

“La Juventus ha, in senso positivo, preso in contropiede gli altri 19 club di Serie A ed io sono assolutamente in sintonia con il presidente federale Gravina, che l’ha definito un esempio da seguire”. L’avvocato del Napoli Mattia Grassani, intervistato da Radio anch’io Sport elogia l’accordo tra la Juve e i suoi giocatori: il tanto sbandierato taglio degli stipendi per quattro mensilità. Anche se, come hanno spiegato Gazzetta dello Sport e Corriere della Sera, i calciatori non rinunciano a quattro mensilità – da marzo a giugno – ma a uno stipendio e mezzo (forse due) e soprattutto fanno un favore contabile al club, accettano di farsi versare gli altri nel prossimo bilancio in modo da evitare un rosso spaventoso.

“La Juventus – dice Grassani – ha tradotto nei fatti lo stato attuale del sistema calcio, che si può salvare solo con un sacrificio da parte di tutti. O trattando con giocatori e tecnici su base individuale o, e sarebbe meglio, su base sindacale generalizzata. Non può essere che in questo momento, in cui non giocano e non si allenano, i calciatori percepiscano il 100% degli stipendi. Una soluzione condivisa sarebbe la posizione migliore perché significherebbe una presa di coscienza di tutte le componenti, Federazione, Lega e club, per dimostrare concretamente che il problema stipendi è importante”.

La crisi sistemica “ha colto impreparati gli operatori di tutti gli sport. Il calcio oggi è una imbarcazione in alto mare, senza timone e senza timoniere. Per condurlo in un porto sicuro serve una riscrittura delle regole. Prima di ripartire bisognerà rivedere non solo il tema degli stipendi, ma tutto il calcio del futuro. Quanto accaduto ha posto in evidenza un problema: questo settore sta vivendo troppo alle dipendenze dei diritti televisivi”.

 

 

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