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Sconcerti: Messi non va marcato a uomo ma di squadra, incrociando le dita 

Sul CorSera scrive che contro l’argentino occorre farsi trovare dove lui passerà dopo aver saltato il primo uomo. Il suo calcio è un corridoio, una marcatura fissa lo toglierebbe dalla partita ma non dagli episodi

Sconcerti: Messi non va marcato a uomo ma di squadra, incrociando le dita 

Sul Corriere della Sera Mario Sconcerti scrive di Napoli-Barcellona. Non solo una partita, ma anche il ritorno del mito a Napoli.

“Non importa che Messi venga da avversario, è il ritorno del mito che avvolge la città e ne racconta la sua differenza. Gli altri vincono di più, ma Napoli ha avuto Maradona. La città è ancora un museo del suo passaggio”.

La gente, scrive

“vorrebbe prendere per mano Messi e portarlo nei luoghi di Maradona, perché sono i suoi. Gli appartengono per eredità e leggenda”.

E’ difficile però che Messi capisca, scrive.

“Mi è sempre sembrato uno che ha la freddezza dei timidi. La vita gli ha dato tanto ma gli passa sempre un po’ di lato. Ha un carisma triangolare, pieno di spigoli; non ha complici, sembra un poeta solitario, inverosimile. Forse è questo che lo rende inafferrabile”.

Sconcerti suggerisce quale sia il modo migliore per marcare la Pulce.

“Certamente non a uomo. Una marcatura fissa lo toglierebbe dalla partita ma non dagli episodi. Messi avrebbe tre scatti e segnerebbe due gol. Il calcio di Messi è un corridoio, devi coprirlo dall’inizio alla fine. Messi va marcato di squadra, da nessuno e da tutti, perché nessuno ha il suo tempo ma tutti devono avvicinarlo. Non una griglia, non tanta gente intorno, una serie di ostacoli progressivi, farsi trovare là da dove lui passerà dopo aver saltato il primo uomo. E incrociare le dita. Partirà lontano dalla porta, dove ha più spazio per cominciare il dribbling. Messi fa facilmente la cosa più difficile: saltare l’avversario. Per questo non bisogna stargli addosso, ma cominciare subito ad aspettarlo”.

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