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Padre Joystick, ovvero Don Patrizio, che inaugura il catechismo attraverso i videogiochi

Sul CorMez la storia di Don Patrizio Coppola. Ha istituito la prima università che laurea esperti in game designer e adesso pensa a un videogiochi su Mosè

Padre Joystick, ovvero Don Patrizio, che inaugura il catechismo attraverso i videogiochi

Sul Corriere del Mezzogiorno un metodo innovativo di catechesi. Quello di don Patrizio Coppola, cappellano dell’Ospedale di Solofra. Appassionato di videogiochi, ha ideato la Iudav, la prima università che laurea esperti in game designer, con sede a Solofra, Malta e, prossimamente, a Modena. 110 iscritti, per una retta da 4500 euro l’anno. Il 90% dei laureati lavora già in aziende videoludiche e di
intrattenimento e nella produzione di cartoni animati.

Padre Patrizio, che ammette di giocare ai videogiochi ma non più di due ore al giorno, e solo di sera, è soprannominato Padre Joystick, proprio per questa sua passione. Ora si è messo in testa di aggiornare il catechismo usando la Playstation e un videogioco a base di principi di fede.

«Il nostro primo videogioco sarà pronto per Natale e avrà per protagonista Mosè che deve superare dieci muri-livelli per scalare il monte Sinai, prendere le tavole della Legge e annunciare i dieci comandamenti. Poi lavoreremo sui sette sacramenti, l’importante è utilizzare sempre il linguaggio dei ragazzi».

Don Patrizio spiega perché. I ragazzi, dice, dopo aver fatto la prima comunione non frequentano più la chiesa. Il motivo è l’anacronismo dell’istituzione.

«Non siamo al passo coi tempi, questa è la verità. Io ho fatto un piccolo sondaggio tra i ragazzi, ho chiesto loro: ma se ti facessi fare il catechismo con il videogioco tu lo faresti? Mi hanno risposto tutti di sì. Ecco allora che bisogna intervenire con un piccolo appeal, in modo che queste realtà possano entrare nelle parrocchie e nelle scuole».

Don Patrizio ha anche una ricetta per i genitori. Il segreto, dice, è diventare complici dei figli. Andrebbero istruiti anche loro.

«Se i genitori provano a giocare con i figli o a farsi spiegare cosa stanno facendo, dopo due ore i ragazzi lasciano e si mettono a fare altro. Garantito. Bisogna diventare complici dei figli. Vorrei far capire che il videogioco è l’unica dimensione per la crescita non solo del ragazzo ma anche della comunità».

Alcuni dei ‘colleghi’ si complimentano per l’idea, altri sono scettici, dice.

«Gli uni e gli altri mi piacerebbe educarli all’uso consapevole dei videogame».

Ma è pronto a scommettere che Papa Francesco appoggerebbe la sua iniziativa.

«Penso che sia favorevole. Lui dice sempre che i preti devono uscire dalle parrocchie e stare in mezzo alla gente».

Il sogno di Don Patrizio è organizzare un campionato virtuale tra comunità. E presenta anche la squadra di esperti di cui si avvale:

«Mi avvalgo di una squadra di esperti, tra cui Sergio Pisano che produce videogiochi per Nintendo e Sony e insegna da me come game designer».

Se dovesse fare un’omelia nel linguaggio che piace oggi ai giovani cosa direbbe? gli chiede l’intervistatore.

«Direi che i Sommi sacerdoti hanno killato Gesù e che Giuda lo ha shoppato per soli trenta denari».

 

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