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Le 10 cose che ricorderemo di Napoli-Torino

Gli assist dolcissimi di Insigne e di Mertens. Il tattà di Lobotka. La rovesciata di Zaza. Lo striscione di solidarietà per le regioni del nord colpite dal coronavirus

Le 10 cose che ricorderemo di Napoli-Torino

Uno. Lo striscione di solidarietà alle aree colpite dal coronavirus. La più signorile delle risposte alle discriminazioni che Napoli subisce negli stadi del nord Italia. Mai si è sentita al San Paolo una replica offensiva ai cori scemi sul colera, sul terremoto o sul Vesuvio. Ora la più bella manifestazione di distinzione. A parti invertite come sarebbe andata?

Due. La capocciata di Manolas per l’1-0. Non sono certo sorprendenti i suoi inserimenti sotto porta né la loro efficacia. Segna il suo terzo gol stagionale angolando quel tanto che basta una palla meravigliosa servita da Insigne, da fermo. Una parabola che taglia fuori la difesa, calciata come solo in un manuale.

Tre. La cilecca di Insigne. Uno strafalcione di Ansaldi lancia il 24 verso la porta di Sirigu a campo spalancato ma il tiro è un pitoffio, un trac che non esplode. Ci sarà un motivo per cui i fondamentali si chiamano così, e se sono fondamentali li devi conoscere. Invece Insigne continua a non frequentare il tiro di collo pieno che spesso a un attaccante risolve i problemi. Non lo considera. Facciamocene una ragione. Si fa perdonare con altre giocate divertenti tra cui un filtrante sul destro di Milik.

Quattro. La chiusura di Maksimovic su Zaza. Intorno al minuto 50 il centravanti riesce a dare profondità al Torino allungando la difesa del Napoli per la prima volta dopo la sfuriata iniziale dei due minuti iniziali. Il serbo azzera la giocata in modo sontuoso, come un signore.

Cinque. Il tattà di Lobotka. Il tattà è il rumore che fa la palla bianca nel biliardino quando la si gioca fra due giocatori in orizzontale sulla stessa stecca. Non si può far gol sul tattà ma si può creare scompiglio. È quello che fa lo slovacco portandosi la palla da un piede all’altro e infilandosi così nell’area del Toro dopo essere passato fra due avversari.

Sei. Il taglio di Zielinski per Politano che poi metterà Di Lorenzo davanti alla porta. È il penultimo passaggio che resta negli occhi. Perché abbaglia la ricerca dello spazio, la visione dello spazio prima degli altri, la sua creazione laddove non esisteva in precedenza. Un colpo che impreziosisce una partita giocata con il passo e la gamba dei giorni migliori.

Sette. Politano che cerca la porta alla Mertens. Di sinistro dall’angolo fuori area dopo aver attirato Sirugu fuori dai pali. Pallone sull’esterno della rete.

Otto. La rovesciata di Zaza. Una giocata che merita 10 per la coordinazione e 4 per la conclusione. La palla è sbucciata ma si trattava di un’azione difficilissima, semi impossibile.

Nove. L’assist di Mertens per Di Lorenzo che sbuca alle spalle della difesa del Torino. Giocata fine, elegante, classosa. Sembra Insigne con Callejon.

Dieci. Il cross di Ansaldi per il 2-1 di Edera. Dolce, delicato, a scavalcare tutta la difesa. Come disse Paolo Rossi a proposito dell’assist di Bruno Conti per il gol del 2-0 nella  semifinale del Mundial 82 contro la Polonia, sul pallone c’era scritto: basta spingere.

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