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Falsi report, dopo aver cacciato i manager Spea vuole licenziare i tecnici

La società invia una lettera ai geometri indagati e contesta la mancata ispezione dei cassoni, quella che gli indagati hanno sempre detto non essere esplicitamente richiesta

Falsi report, dopo aver cacciato i manager Spea vuole licenziare i tecnici

Dopo aver cacciato quattro manager implicati nell’inchiesta sul Ponte Morandi, tra cui l’ex ad Antonino Galatà, Spea adesso punta a mandar via i tecnici. L’azienda, che si è occupata per anni della manutenzione e dei controlli sulla rete autostradale per conto di Aspi, ha inviato una lettera di contestazione a cinque geometri indagati per falsi report sui viadotti. In pratica una procedura che anticipa il licenziamento. Lo racconta Repubblica Genova. E tutto nonostante non ci sia ancora una sentenza e neppure un’ordinanza di rinvio a giudizio.

La linea di Spea è di tagliare tutti i rami coinvolti nelle indagini. Scrive il quotidiano:

“Una linea di estrema severità con cui Spea sembra voler dire che la società è sana e chi ha sbagliato sono i singoli, non il sistema. Ovvero la stessa filosofia difensiva fino ad oggi praticata da società Autostrade. Aspi si era liberata pure dell’immarcescibile ad Giovanni Castellucci (seppur liquidato con la celebre buonuscita dei 13 milioni di euro). La strategia delle due società è sicuramente lecita ma, al momento, sembra cozzare proprio con l’impostazione dell’accusa che, invece, ha messo nel mirino l’intero apparato, compresi i controlli mancati del Ministero delle Infrastrutture”.

Nella lettera, Spea scrive di aver letto la “copiosa documentazione in correlazione con le indagini” e che si

“è delineato un contesto nel quale si collocano fatti che indipendentemente dalla loro rilevanza penale… le condotte integrano una gravissima violazione dei suoi doveri… violazione dei principi di buona fede e correttezza, nonché delle prescrizioni del codice etico”.

In particolare, scrive Repubblica, viene contestato il mancato controllo dei cassoni, cioè l’impalcato dei viadotti. I cassoni non erano più accessibili dal 2013 a causa di nuove norme in materia di sicurezza. Eppure, nei report, le verifiche erano date per fatte.

Il fatto che Spea contesti proprio l’ispezione nei cassoni, però, fa notare il quotidiano,

“si scontra con quanto sostenuto dagli indagati, ovvero che tale ispezione non fosse esplicitamente richiesta. Insomma, un equivoco che alla procura sembra voluto, e che chiama in causa le alte sfere, certo non solo i tecnici incaricati delle verifiche trimestrali. Vengono anche contestati dei report compilati con dati falsati e viene precisato che quelli reali divennero noti solo con un’ispezione del settembre 2018, ovvero dopo il crollo del Morandi. I lavoratori Spea hanno però sempre ribattuto che oltre alle verifiche trimestrali – che ricordiamolo erano solo visive – Spea e Autostrade avrebbe dovuto far effettuare analisi più accurate e che tali procedure erano di volta in volta asseverate dal Ministero”.

 

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