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Ponte Morandi, Galatà (ex ad Spea) accusato di aver boicottato le indagini. Smascherati i controlli falsi sui ponti

Incaricò due avvocati di bonificare i pc e veicolare le intercettazioni. Spea è stata incastrata dal Rina. Lo dice il Tribunale del Riesame di Genova

Ponte Morandi, Galatà (ex ad Spea) accusato di aver boicottato le indagini. Smascherati i controlli falsi sui ponti

Antonino Galatà, ex ad di Spea, la società che fino a poco più di un mese fa gestiva il monitoraggio per Autostrade, finisce nei guai. Più di quanto già non fosse, visto che figurava tra gli indagati per il crollo del Ponte Morandi.

Secondo quanto emerge dalle indagini sul Ponte Morandi, fu lui a sottoscrivere un contratto con due avvocati (Fabio Freddi e Michele Andreano, anche loro indagati) per installare dispositivi che disturbassero le intercettazioni negli uffici dell’azienda e anche per avviare una bonifica dei computer.

Lo dice la sentenza del Tribunale del Riesame di Genova, che ha accolto le richieste delle interdizioni per dieci manager e tecnici di Spea. Sono accusati di non aver compiuto i sopralluoghi nei cassoni dei viadotti Bisagno e Veilino.

La vicenda è oggi su Repubblica Genova e sul Secolo XIX.

Per questo comportamento, Galatà fu sottoposto, spiegano i giudici del Riesame, a

“contestazione disciplinare con conseguente sospensione cautelare dal servizio per comportamento contrario ai doveri fondamentali derivanti dal rapporto di lavoro, nonché contrario alle prescrizioni del codice etico del gruppo”.

Poi fu licenziato in tronco.

Ma a suo carico c’è anche altro. Secondo i giudici, infatti, anche dopo il Morandi, Galatà è stato responsabile della manomissione dei report sulla rete autostradale, ad opera di Spea.

“Si è fatto promotore di una politica aziendale volta a favorire gli interessi del gruppo Atlantia, determinando per anni da un lato il ritardo e le omissioni delle varie attività necessarie al fine di consentire adeguate attività di sorveglianza sulle opere d’arte, e dall’altro la sistematica falsificazione dei verbali delle relazioni trimestrali”.

Dalle carte del Riesame emerge pure che, a smascherare l’operato di Spea, è stato il Rina, Registro Italiano Navale.

Nel gennaio di quest’anno, proprio Spea chiede al Rina una valutazione su 17 ponti e viadotti in concessione ad Autostrade. Il Rina risponde che, senza usare opportune attrezzature, come i mezzi “by-bridge”, la valutazione del 97% delle opere non è “efficace”.

E’ a quel punto che Marco Vezil, uno degli indagati Spea, invece di disporre l’uso degli strumenti consigliati dal Rina, ammonisce i suoi, nel corso di una riunione, di non dare più i voti ai “cassoni” dei viadotti.

Spea, però, non ha fatto i conti con la giustizia. Gli inquirenti, infatti, decidono di vederci chiaro e convocano come testimone l’ingegnere del Rina che ha svolto gli esami per Spea, Nunzio Di Somma. Lui, di tutta risposta, mette nero su bianco il fatto che i difetti riscontrati da Spea fossero in realtà più gravi di quanto evidenziato dalla società. E incastra Spea.

FOTO DA GENOVA24.it

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