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Balotelli: «I cori razzisti saranno anche sfottò ma fanno male. Su di me tanti pregiudizi»

Intervista al CorSport: «Non è vero che sono contento di quello che ho fatto finora, come dice Raiola. L’ultima espulsione? Se fossero puniti tutti i vaffa»

Balotelli: «I cori razzisti saranno anche sfottò ma fanno male. Su di me tanti pregiudizi»

Il Corriere dello Sport ospita una lunga intervista a Mario Balotelli. Uno che in genere è molto parco di dichiarazioni ai media, per sua stessa ammissione. Non ne ha mai sentito l’esigenza, neppure per chiarire pubblicamente gli episodi che spesso lo hanno visto al centro delle cronache. «Il calcio è la mia vita» dice.

Nega di essere contento di ciò che ha fatto finora, come dichiarato qualche giorno fa da Raiola.

«Non è così, niente va bene, so di poter fare di più e non sono soddisfatto. Sono ancora in tempo per rimediare. Avrei potuto essere più in alto, forse, ma non mi pento delle mie scelte, né di qualche stupidata giovanile. Non avrebbe senso ora. Sono cresciuto, l’istinto sostituito con il lavoro. La svolta è stata a Nizza, ma anche l’ultima stagione al Milan è stata formativa. Nei primi anni pensavo che bastasse giocare bene e fare gol, che il calcio fosse tutto qui e non mi si dovesse chiedere altro. Ho incontrato allenatori con i quali c’è stata sintonia e altri che non mi hanno aiutato. Ho litigato con Mou e Mancini, e ti parlo di chi è stato importantissimo per me. A diciotto anni non capivo, ma non sono mai stato stupido. Mi hanno descritto così? La gente trova più interessanti i giudizi negativi».

La sua giornata è tranquilla, spiega. 4 o 6 ore al campo, per allenarsi, pranzo e cena a casa della mamma e, quando è a casa, un po’ di playstation e a letto massimo alle undici di sera.

«Ho ventinove anni, due figli di due e sette anni e quando ci sono loro non mi dedico ad altro».

La squalifica di due giornate per aver mandato a quel paese l’arbitro? Balo ha una risposta anche per questo.

«Un rosso del cazzo. Mi è scappato un vaffanculo e l’arbitro mi ha cacciato. Ma se fossero puniti tutti i vaffa che si sentono in campo le partite finirebbero con due giocatori per squadra. Da quando sono tornato in Italia non ho rotto le scatole a nessuno, mi alleno seriamente, non tralascio nulla, mi adatto alle esigenze dell’allenatore e dei compagni, anche se a volte in partita mi sembra di fare il centrocampista».

Ammette di soffrire gli schemi.

«Penso che mi limitino, succede anche ad altri attaccanti. Prova a chiedere ai centravanti se gradiscono rientrare spesso per difendere…».

Sui cori razzisti dice di essere convinto che siano sfottò, ma che fanno male.

«Se presi singolarmente quelli che fanno i buu allo stadio sono tutt’altro che razzisti. Però, vedi, quei cori fanno male. Mi facevano male a sedici anni, a venticinque, mi fanno male ancora oggi che ne ho quasi trenta e mi faranno male a sessanta. A Verona ho avuto quella reazione, ma nella partita con la Lazio al terzo episodio mi sono rivolto all’arbitro e gli ho chiesto di farli smettere. Questa forma di inciviltà, che si può spacciare anche per sfottò, non può essere tollerata, non va accettata».

Su Mihajlovic:

«Sinisa è forte, talmente forte che ne verrà fuori. Non l’ho mai chiamato per non disturbarlo, ma ho
scritto a sua figlia. Lui è un uomo leale, di lui ti puoi fidare, le cose te le dice in faccia. E poi è un fenomeno sui calci da fermo. Provava le punizioni con noi in allenamento, mi colpiva il fatto che riuscisse a cambiare l’angolo di battuta e la direzione del pallone con l’ultimo passo. Mai visto un altro in grado di farlo. Osservava il movimento del portiere, all’ultimo cambiava decisione e indirizzava il pallone verso il lato aperto. Io ci riesco solo su rigore. Ma tanto al Brescia i rigori non li danno (ride). Due in ventidue partite».

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