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Barbano: gli stadi sono zona franca dell’insulto e della discriminazione, è un problema culturale

Sul Corsport a proposito di Gasperini a Firenze: «Non basteranno telecamere, steward, sanzioni, occorrerebbe rifondare l’immaginario del tifoso e dell’atleta»

Barbano: gli stadi sono zona franca dell’insulto e della discriminazione, è un problema culturale
Gasperini (Photo Hermann)

Sugli insulti a Gasperini da parte dei tifosi della Fiorentina scrive oggi Alessandro Barbano vicedirettore del Corriere dello sport. Che si chiede:

c’è un diritto alla maleducazione? Chiunque frequenti uno stadio in Italia si convince che sì, esiste eccome. Tant’è vero che si può offendere per tutta la gara Gasperini, come hanno fatto ieri i tifosi viola, apostrofandolo “figlio di p…”. E si può restituire l’offesa, come ha fatto il tecnico dell’Atalanta in conferenza stampa. Uno a uno e  al centro.

Barbano osserva:

gli stadi restano uno spazio franco, dove il tempo si è fermato. Uno spazio abitato, anzi occupato, dal lato peggiore di noi. Non basteranno poltroncine, telecamere, steward a riempirlo di famiglie, poiché l’architettura è solo una parte del problema. Né basteranno le sanzioni, per doverose che siano. Per scardinare il preteso, ancorché inesistente, “diritto” alla guerra, alla discriminazione, all’insulto bisogna rifondare l’immaginario dell’atleta e del tifoso: cioè le parole, le emozioni e i riti con cui il calcio si celebra e si racconta. Un’operazione a cui è chiamata soprattutto la classe dirigente sportiva.

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