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Muti: “Sono stanco della rappresentazione di Napoli per luoghi comuni. E’ una potenza, non una cartolina”

Intervista a La Repubblica: «Napoli non è una città di folklore e mafia, ma un centro propulsore con uno straordinario patrimonio culturale, scientifico, filosofico»

Muti: “Sono stanco della rappresentazione di Napoli per luoghi comuni. E’ una potenza, non una cartolina”

Su La Repubblica, una lunga intervista a Riccardo Muti. Il direttore d’orchestra lancia innanzitutto un grido di allarme per la cultura italiana.

«Vivo molti mesi negli Usa e sono preoccupato per l’Italia. Si parla poco del nostro Paese nelle grandi tv americane. O siamo assenti o ci rendono assenti. Per decenni siamo stati rappresentati all’estero da personalità rispettate, ministri di vario orientamento politico, che davano lustro all’Italia. Ora fatte alcune eccezioni, non posso identificarmi in persone che non hanno la statura né un adeguato livello culturale».

Soprattutto, Muti punta il dito sull’assenza di sostegno, da parte del governo, a cultura e musica.

«Il governo dovrebbe sostenere cultura e musica, ma queste parole sono sparite dal nostro lessico politico. Che immenso errore».

Il 19 gennaio Muti sarà al San Carlo di Napoli a dirigere la Chicago Symphony Orchestra. Poi sarà la volta di Firenze e infine di Milano. Muti racconta come mai ha scelto proprio queste tre città e, in particolare, Napoli.

«Per me hanno un profondo significato umano e artistico. Sono le tappe di un itinerario personale. A Napoli comincia tutto, sono nato lì, in via Cavallerizza a Chiaia 14 e ho frequentato il Conservatorio San Pietro a Majella».

Fu proprio il direttore del Conservatorio a suggerirgli di intraprendere la carriera di direttore di orchestra.

Muti parla anche del San Carlo, e del cambio di soprintendente, con la nomina di Stéphane Lissner.

«Lo incontrai una sola volta tanti anni fa a Parigi. Gli faccio tanti auguri e gli consiglio di entrare nella storia del teatro e della città, di impadronirsene. Al San Carlo sono passati Paisiello, Rossini, Verdi, tante personalità, è una delle capitali della musica, come ebbe a scrivere lo stesso Mozart. La soprintendente uscente Rosanna Purchia ha svolto un lavoro eccellente. Bisogna aprirsi al futuro ma anche raccontare cosa rappresenta quel teatro nel mondo».

E qui arriva la dichiarazione da applausi. Muti si dichiara stufo dei luoghi comuni usati per raccontare la nostra città.

«Sono sicuro che Lissner abbia già chiaro che Napoli non è una città di folklore e mafia ma un centro propulsore con uno straordinario patrimonio culturale, scientifico, filosofico. Napoli è una potenza, non una cartolina di luoghi comuni, la pizza, la criminalità. Sono stanco di questa rappresentazione».

Muti parla anche del suo futuro. Gli piacerebbe, prima o poi, dedicarsi all’insegnamento, proprio nella nostra città. Dice:

«Voglio dedicarmi all’insegnamento. Spero, tornando nel mio amato Conservatorio di Napoli, di vederlo rimesso a nuovo. Non più, come si dice in napoletano, sgarrupato»

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