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L’anno no del Napoli è accettabile statisticamente, non nei modi (da James all’ammutinamento)

L’autorete di Koulibaly, le sviste arbitrali ma anche tanti eventi incomprensibili. Fino a Gattuso il cui pugno di ferro sembra più verbale che sostanziale. Bisogna aspettare che finisca la stagione

L’anno no del Napoli è accettabile statisticamente, non nei modi (da James all’ammutinamento)
Hermann / KontroLab

Per un momento mettiamo da parte la passione del tifoso – probabilmente impossibile – e proviamo a ragionare con freddezza. Alle squadre normali è fisiologico che in dieci anni capiti una stagione negativa. (Alle squadre normali ho detto…) Pertanto quello che è accaduto al Napoli quest’anno è nell’andamento naturale delle cose, almeno dal punto di vista statistico. E nulla toglie alla qualità dei risultati conseguiti dalla società globalmente considerati. Ed al giudizio ampiamente positivo sulla sua gestione nell’ultimo decennio.

La grande zona d’ombra però è relativa al modo in cui si è concretizzata l’annata negativa. Che è stata tale, nel campionato, in una dimensione assolutamente imprevedibile. Non potendo accettare la tesi che d’un colpo siano diventati sprovveduti dilettanti dei calciatori affermati, dei tecnici di chiara fama e dei dirigenti esperti, allora che cosa è accaduto per provocare effetti che non è esagerato definire ad oggi catastrofici? Proviamo a ripercorrere quanto accaduto da giugno.

Il ritiro è stato sostanzialmente una farsa. Data l’assenza di tutti i calciatori di un qualche rilievo causa il prolungamento delle ferie conseguente alla partecipazione a tornei con le rispettive nazionali. Inoltre già a Dimaro si respirava un’aria strana legata alla permanenza a Napoli di qualche giocatore di rilievo dato per sicuro partente. E sempre in quel periodo società, tecnico e singoli calciatori hanno improvvidamente parlato di scudetto come obiettivo stagionale. Mettendo così le basi per critiche e lamentele al primo risultato negativo.

Un discorso a parte merita la campagna acquisti e la gestione della relativa comunicazione. Per due mesi si è parlato unicamente di James ed Icardi, che poi non sono arrivati. Dedicando scampoli di attenzione ai nuovi acquisti che pure erano costati una cifra considerevole. Insomma riflettori accesi sugli insuccessi e spenti sui successi. Tanto che per mettere riparo all’errore mediatico si è dovuto ricorrere ad affermazioni eccessive quali “campagna acquisti da dieci e lode”.
Questa fase preliminare ha provocato ab initio una atmosfera di confusione. Che è diventata subito elettrica per l’avvio zoppicante.

Certo, divagando, si può sempre sostenere che la sciagurata autorete di Koulibaly a Torino ha segnato in negativo la stagione del Napoli. Così come alcune successive macroscopiche sviste arbitrali. Ma con i se e i ma non si fa la storia. Quello che è certo è che è andato crescendo l’intensità di un clima conflittuale che ha visto alla fine tutti contro tutti. Culminando nell’ormai celebre ammutinamento dei calciatori. Che in quella occasione hanno commesso un errore imperdonabile segnando in negativo la stagione. Certamente gli eccessi verbali del Presidente (richiami ad Insigne, l’affaire marchettari…) avevano aperto un imprevedibile fronte di ostilità. Certamente Ancelotti doveva riuscire a spegnere il fuoco con il peso del suo indiscusso prestigio. E il suo insuccesso politico gli è costata la panchina. (Altro errore a mio avviso.)

Così è arrivato Gattuso. Che si è affidato prudentemente alla vecchia guardia e forse non poteva fare altro. Ma l’atmosfera nello spogliatoio non è per nulla migliorata. La sensazione è che il suo proverbiale pugno di ferro sia più verbale che sostanziale. Gruppi, gruppuscoli, camarille c’erano e sono rimasti. Se non aumentati. Qualcuno, ad esempio, sussurra che Ospina per Meret sia una scelta imposta da un senatore eccellente. Forse irritato da una blanda adesione del portierino alla fede dei rivoltosi. Chiacchiere? Credo di sì. Come altre non ostensibili in questa sede. Il cui rumore di fondo, a prescindere dalla veridicità, è un indicatore preciso dell’atmosfera che si respira.

Resta certamente come un macigno il vulnus di un atto di insubordinazione che non poteva restare impunito. Con la conseguenza devastante che è sotto gli occhi di tutti di una squadra ormai liquefatta. D’altro canto una società che, pure a ragione, è in causa con tutti i suoi dipendenti può far altro che tirare a campare fino alla annunciata rivoluzione di giugno 2020?
E allora? Allora aspettiamo giugno 2020. Nelle more tutto quello che si riuscirà ad ottenere sarà guadagnato. Adda passà a nuttata!

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