Diritti tv, in Spagna Tebas si dimette per farsi rieleggere e trattare meglio. In Italia invece…

Il presidente in carica vuol anticipare la rielezione e rafforzare il suo governo in vista della discussione degli introiti televisivi. La Serie A invece si fa commissariare proprio mentre è sul tavolo la proposta di Mediapro

Il presidente in carica vuol anticipare la rielezione e rafforzare il suo governo in vista della discussione degli introiti televisivi. La Serie A invece si fa commissariare proprio mentre è sul tavolo la proposta di Mediapro

Quanto è lontana la Spagna. Quanto è lontano il pianeta Liga, dalla Serie A. Javier Tebas dà le dimissioni dalla presidenza della Liga non per mollarla, ma per farsi rieleggere prima della scadenza del mandato e rafforzare così il suo governo per trattare i diritti tv del triennio 2022-2025. Il parallelo con la situazione italiana, con la Serie A incapace di votare un presidente dopo le dimissioni di Micciché, proprio mentre è in ballo la partita degli introiti televisivi, è quasi imbarazzante.

In pratica Tebas ha rassegnato le dimissioni, annunciando ai club la decisione di anticipare le elezioni previste per ottobre 2020: “Ho intenzione di presentarmi e spero di guadagnare fiducia per altri quattro anni. È una decisione ponderata”, ha scritto su una lettera pubblicata anche su Twitter.

“Dobbiamo cercare di dare all’istituzione la massima stabilità possibile, la Liga ha la responsabilità enorme di gestire la principale fonte di ricavo dei club, che sono i diritti audiovisivi. Il periodo del mandato attuale termina agli inizi di ottobre 2020 e il bando per i diritti nazionali per il triennio 2022/25 sarà approssimativamente tra marzo e giugno 2021, a mio avviso troppo vicino al periodo elettorale”.

Il presidente della Liga, che già nel 2016 aveva anticipato le elezioni, vuol sedersi al tavolo di una trattativa che rischia di superare i circa 3,4 miliardi di euro attuali, con la forza di un pieno mandato. E secondo gli analisti avrebbe già lavorato alla creazione di un dipartimento tecnologico che dovrebbe guidare la trasformazione digitale dell’intera attività e una vasta area di business e sviluppo internazionali.

La Liga è riuscita in questi anni a rivoluzionare il suo stesso campionato semplicemente mettendo mano alla ripartizione dei diritti tv, rendendola più democratica. La svolta è avvenuta col decreto del 2015: in quattro anni, la Liga ha triplicato gli introiti da diritti tv passando da 600 milioni di dollari l’anno a 1.865. Il controllo economico, dal 2013, ha fatto sì che i club oggi hanno i conti in ordine, hanno più risorse e possono trattenere i loro talenti: non solo una distribuzione più equa ma anche una migliore gestione della situazione debitoria generale.

In Italia, invece, mentre ci sono in ballo almeno circa tre miliardi di euro per il triennio 2021-2024 i presidenti si sono arroccati in una spaccatura tra chi vorrebbe puntare su Mediapro e chi invece vorrebbe proseguire con le pay tv. Mentre in Spagna Tebas rafforza in vista della trattativa, la Serie A si consegna al commissariamento. Ci sarà un motivo se il calcio italiano continua a perdere appeal sul mercato televisivo.

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