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Papà sei un bugiardo, mi avevi detto che lo Slavia Praga era scarso

La confessione di un genitore che aveva provato a ingannare il proprio figlio ma che è stato sbugiardato dal rigore dell’informazione che giustamente celebra la storica vittoria dell’Inter

Papà sei un bugiardo, mi avevi detto che lo Slavia Praga era scarso

Un bel giorno, nella vita, arrivano quei momenti che mai vorresti vivere. Quegli attimi in cui ti sembra di sprofondare in una bolla, con te che a stento riesci a galleggiare. Con te che sai benissimo che il mondo ti sta inesorabilmente risucchiando. E tutto perde significato. Il momento arriva quando tuo figlio, ebbro di commenti tv e di paginate di giornali, dopo aver subito un bombardamento mediatico che avrebbe provocato invidia in un tipetto pur sveglio come Goebbels, irrompe ed esclama: «Papà sei un bugiardo, non ti voglio più bene». E se ne va. Si chiude nella cameretta, non prima di aver gridato: «non cercarmi mai più, mi hai ingannato». E giù una, due mandate. Come la figlia di Walter Matthau, promessa sposa in “Hotel Plaza”.

Tu non capisci ancora bene quel che sta accadendo. Pensi a uno scherzo, anche se il tono era solenne, la voce rotta dal pianto, il volto rosso. Tutti segnali tipici di un bambino che si è sentito tradito nel profondo del suo essere. Che si è sentito tradito da una persona da cui mai e poi mai se lo sarebbe aspettato. Il papà. Che poi sarei io.

Provo a bussare, niente. Lo sento piangere. A singhiozzi. Comincio a preoccuparmi. “Ma cosa è successo? Che ho fatto?”. Il bambino è disperato, piange, quasi gli manca il respiro.

Dopo qualche minuto, comincia a passare sotto la porta una serie di fogli di giornale. “Lu-La Park” c’è scritto a caratteri cubitali su un quotidiano dai fogli rosa. “Inter, impresa a Praga: 3-1 con la coppia più bella”. Da leggere col tono dell’Istituto Luce. “L’intesa straordinaria tra Lukaku e Lautaro più forte dello Slavia (sigh) e della Var”. Il freddo addosso. Nella pagina, il bambino ha cerchiato di rosso in basso il boxino: “Riscatto Napoli, bel pari a Liverpool”. Impresa a Praga, bel pari a Liverpool.

Continuo a non capire. Il bambino, però, non si ferma. Uno dopo l’altro, passa sotto la porta praticamente tutti i quotidiani italiani di oggi e di ieri. I toni e le parole sono sempre gli stessi: “Impresa a Praga”. Oggi c’è l’elogio di Lukaku e Lautaro Martinez che hanno fatto a pezzi lo Slavia Praga (lo Slavia Praga) con un gol a otto minuti dal termine del belga dopo un’azione travolgente. Perché non è vero che il difensore è scivolato, è pura propaganda meridionalistica. Giustamente, ripetiamo giustamente, Mario Sconcerti oggi ha paragonato l’azione di Lukaku che ha portato al gol di Martinez, al gol di Maradona contro l’Inghilterra a Messico 86. «L’ho paragonato per complessità al gol di Maradona del 1986». Lo ha detto. Non in fascia protetta. E il bambino stava ascoltando. Meno male che era troppo piccolo quando, in tempi non sospetti, prima della finale di Cardiff, Sconcerti disse che Ronaldo nella Juventus avrebbe fatto panchina. Oggi Sconcerti potrebbe anche rilanciarsi come veggente.

Il bambino mi passa uno dopo l’altro gli articoli che ha letto. “Il sacco di Praga” e robe del genere. Mentre non c’è praticamente traccia del pareggio del Napoli a Liverpool contro la squadra campione d’Europa e che sta dominando la Premier. Qualche articolo c’è ma è sulle multe. Del resto, questo va detto, se il Napoli è autolesionista poi questi sono i risultati.

Ma torniamo a mio figlio nella cameretta. Comincia a piangere sempre più forte. «Sei un bugiardo! Mi hai ingannato! Solo per farmi tifare Napoli! Mi avevi detto che il Liverpool era fortissimo e invece lo Slavia Praga scarso. Mi avevi detto che lo Slavia Praga aveva sempre perso fin qui in casa in Champions, che aveva un punto nel girone, e non è vero! Mi avevi detto che era una squadretta alla sua seconda partecipazione in Champions nella sua storia! Bugiardo. Ascolta la telecronaca! Quello di Lukaku è stato un gol storico. Al gol di Mertens c’è stato quasi il silenzio, segno che non contava niente. Al gol di Lukaku sono impazziti. Mi hai ingannato papà. Non ti voglio più bene e non te ne vorrò mai più». Per poi riprendere: «E il Liverpool?», grida a squarciagola. «Mi avevi detto che aveva vinto sei Champions! E che giocava in uno stadio che mette paura a tutti. Non è vero!!!! Non è vero!!! Nessuno se n’è fregato niente del pareggio del Napoli a Liverpool. Quindi vuol dire che il Liverpool è scarso».

Fuori la stanza, intento a sfogliare quei giornali, non so cosa dire. Sudo freddo. Non so che cosa opporre a quella povera creatura irregimentata alla perfezione dagli eredi di Goebbels – di cui non conosciamo la fede calcistica.  Non so cosa fare. Mi ritrovo spalle al muro, mentre lui spara a tutto volume la telecronaca di Sky Sport al gol di Lukaku (che avrebbe segnato pure lui, mio figlio). Non ho scelta. Mi arrendo.

“Vieni, apri, hai ragione. Papà ha mentito. Ti chiedo scusa”. Dall’altra parte non c’è risposta. Vedo però un’ombra attraverso il vetro. Lui si avvicina alla porta.

«Papà adesso ti racconta tutto. Lo Slavia Praga è la squadra più titolata al mondo. Ha vinto tredici Coppe dei Campioni. Una vittoria su quel campo, la famigerata Eden Arena – un tempo Stadion Eden – vale una intera vita da calciatore. Qui è nato il mito dello Slavia Praga. Due parole: Slavia Praga. Che incutevano terrore al solo pronunciarle. Era ed è il sogno di ciascun bambino che comincia a giocare a calcio. Quel filmato di Maradona che hai visto, quello in cui lui da piccolo racconta di avere due sogni: “Giocare il Mondiale e vincere il Mondiale”, in realtà è taroccato. Lui disse: “Il primo sogno è giocare nello Slavia Praga, il secondo è vincere la Champions con loro”. Negli anni Sessanta, Pelè tentò più volte il suicidio nel tentativo disperato di riuscire ad andare a giocare allo Slavia Praga. Non ci riuscì. Ma nulla è cambiato nella storia dello Slavia».

A questo punto provo a forzare la maniglia ma lui ricomincia a piangere: «Noooooo. Non entrerai più. Continua, ora raccontami tutto».

E ho dovuto raccontargli tutto. Le cinque Coppe dei Campioni consecutive. Di Stefano, Gento, Puskas. “Mi avevi detto che era il Real!!!!”, mentre continua a passarmi fogli di giornale. Sembra l’incontro tra Nanni Moretti e il recensore di “Henry Pioggia di sangue” in “Caro diario”.

E a quel punto sono io che comincio a piangere. Gli chiedo scusa, sono in ginocchio, stravolto. “Ti dirò tutta la verità”. E gli racconto di Cruyff, Beckenbauer, Charlton, Best. Tutti, tutti, allo Slavia Praga. Gerd Muller, Platini, Zico. Del Liverpool ho alla fine ammesso che è un club che si è sempre barcamenato tra le Serie B e la Serie A inglese, che adesso è in zona retrocessione, che vincere sul quel campo è una barzelletta. Figuriamoci pareggiare. E che in realtà a Napoli abbiamo tutti festeggiato, al momento del sorteggio, perché non ci era capitato lo Slavia Praga.

Ormai esausto, stravolto, per terra fuori alla stanza, vedo la maniglia muoversi, la porta aprirsi. Lentamente. Mio figlio fa capolino, con gli occhi rossi, sfatto. Mi guarda e dice solo una cosa: «Adesso voglio la maglia dello Slavia Praga».

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