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La Ferrari ci mostra dove può arrivare il Napoli se non si fermano le ostilità

Cosa succede quando le situazioni ad alta tensione non vengono gestite. Evitiamo di fare la fine di Vettel e Leclerc. Le fratture non si ricompongono da sole

La Ferrari ci mostra dove può arrivare il Napoli se non si fermano le ostilità

Ammutinamento 1 ad ammutinamento 2. Cosa succede quando non si guarda in faccia la realtà. Quando non si gestisce una situazione ad alta tensione e ci si illude che tutto magicamente possa tornare a posto.

Parlare a nuora perché suocera intenda. Ovviamente le condizioni della Ferrari e del Napoli non sono sovrapponibili. Ma ci sono affinità, soprattutto nel concetto di fondo. Alla Ferrari è accaduto un imprevisto che nello sport, dove non esistono patti di sindacato né lobby che tengano, per fortuna capita non di rado. La realtà ha travolto le premesse. Il campo, in questo caso la pista, ha ribaltato le gerarchie. La scuderia di Maranello ha cominciato l’anno con Vettel primo pilota e poi nel corso della stagione Leclerc si è dimostrato più veloce, più affidabile, più performante. Più volte i due si sono beccati, si sono resi protagonisti di reciproche scorrettezze. La Ferrari ha più o meno sempre sorvolato. Da ieri, non è più possibile. Perché ieri la rivalità ha danneggiato la scuderia. Vettel ha reagito con rabbia al sorpasso del francese, si è accentrato, le due auto si sono toccate e si sono entrambe ritirate.

La automatica ricomposizione della frattura non è avvenuta, ovviamente. Oggi abbiamo letto molti commenti sui quotidiani. Ce ne sono due che ci hanno colpito. Uno lo abbiamo letto su L’Equipe. Il quotidiano francese ha ricordato come si comportava Enzo Ferrari quando un suo pilota commetteva un errore.

Enzo Ferrari non tollerava che gli si disobbedisse. Il Commendatore, in tali circostanze, convocava il pilota e lo faceva aspettare tanto, tanto tempo, alla porta del suo ufficio nella sua casa di Fiorano, a pochi passi da Maranello. L’umiliazione era pensata in modo che capisse la sua colpa e l’entità del suo errore. Come uno scolaretto in punizione. Mattia Binotto avrà la stessa fermezza, domani, quando convocherà i suoi due piloti, alla Gestione Sportiva, dall’altra parte della storica casa del fondatore?

La domanda è fondamentale. Il Corriere dello Sport è arrivato anche a una risposta. L’editoriale di Mauro Coppini si conclude così:

Spetta a chi gestisce la squadra trovare l’equilibrio più vantaggioso. Perché il duello tra Vettel e Leclerc non appartiene più al naturale antagonismo ma ricorda piuttosto una resa dei conti. Che, la storia insegna, fa presto a propagarsi all’intera squadra con risultati che sono disastrosi. Perché, per paradossale che possa sembrare, a Maranello oggi c’è la macchina, ci sono i piloti, ma non chi la squadra è chiamato a dirigere.

Che cosa c’entra col Napoli? C’entra eccome. La vicenda ritiro-ammutinamento-silenzio stampa ha portato alla luce una frattura netta e preoccupante nel club. Vicenda che ha condotto a due pareggi con Salisburgo e Genoa. Vicenda che ha danneggiato la squadra: senza la polemica, il ritiro imposto e la conseguente reazione, con ogni probabilità il Napoli avrebbe battuto il Salisburgo e probabilmente vinto anche la partita contro la squadra di Juric.

Facciamo nostre le parole del Corriere dello Sport. “Spetta a chi gestisce la squadra, trovare l’equilibrio più vantaggioso”. Anche se in questo caso intendiamo soprattutto la proprietà. Quel che vogliamo dire è che le fratture non si sanano per opera e virtù dello spirito santo. Bisogna comprenderne la genesi. Bisogna lavorarci. Le parti in causa devono fare un passo indietro, altrimenti ci si attesta sulle proprie posizioni e si finisce col prendersi a ruotate.

I momenti di rottura possono essere anche forieri di rinascite, di ripartenze. Ma vanno gestiti. Bisogna curare la ferita. È quel che chiediamo al Napoli. La Ferrari, in questa stagione, ha avuto almeno per metà campionato l’automobile più competitiva, più della Mercedes, eppure ha portato a casa pochissimo rispetto al potenziale. Non vorremmo che il Napoli stesse ricalcando le orme della scuderia di Maranello. Evitiamo egoismi e posizioni di principio. La priorità è la casa madre: il Napoli, come la Ferrari. Il resto viene in un secondo momento.

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