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Il Napoli ha bisogno di un mediatore non di un colpevole

Il problema non è il conflitto in sé, ma le azioni distruttive che ne possono scaturire. Bisogna evitare un’escalation. L’autore è docente di Teorie del conflitto e della mediazione all’Università di Firenze

Il Napoli ha bisogno di un mediatore non di un colpevole

Il Napoli sta vivendo il momento più difficile da molti anni a questa parte. La società appare divisa e alcuni dei suoi elementi più importanti in rotta di collisione.

Perché?

Non sappiamo naturalmente nulla delle dinamiche nello spogliatoio, o dei rapporti tra mister e presidente. Possiamo solo constatare che nell’organizzazione chiamata “Società Sportiva Calcio Napoli” è in atto un conflitto.

I conflitti so’ rotture ‘e cazzo – per riprendere la citazione che ben conoscono i lettori di questo sito. Ma non necessariamente un conflitto è qualcosa di negativo. Se reagisco di fronte a un’ingiustizia, se ci ribelliamo a una situazione che ci fa soffrire, chi può dirci che è sbagliato? Chi si occupa di conflitti lo sa, e sa anche che il problema non è il conflitto in sé, ma le azioni distruttive che ne possono scaturire.

Purtroppo molto spesso le parti in conflitto non sono in grado di riconoscere che di solito i propri avversari sono portatori di richieste ed esigenze legittime. Succede quindi che in una divergenza le parti scelgano di fare qualcosa che peggiora la situazione. Se vengono gestiti male, quindi, i conflitti hanno la generale tendenza a peggiorare: è quella che in politica viene definita escalation.

Per fare un esempio: nella disputa, a un certo punto una parte decide di passare dalle parole ai fatti. Oppure succede che vengano messi in piazza i problemi che fino a un attimo prima si riuscivano a risolvere per così dire in famiglia: in questo modo c’è il rischio molto grave della perdita della faccia dei contendenti. Infine, si può avviare uno scambio di minacce e controminacce, e passare ad atti di forza intesi a far male all’avversario. Tutti questi passi marcano delle situazioni dove “nulla tornerà come prima” – non a caso il titolo di un articolo della Gazzetta dello Sport di oggi.

Ma questa deriva può essere evitata, e i conflitti possono essere risolti e diventare vere occasioni di crescita collettiva. Nelle situazioni più complesse diventa importante l’aiuto di un mediatore.

Noi crediamo che oggi, proprio in queste ore, il Napoli abbia bisogno di un mediatore esperto. Cosa significherebbe questo per la situazione concreta che conosciamo?

Provo a descrivere quello che un mediatore potrebbe fare nei prossimi giorni. In una serie di colloqui separati e confidenziali, potrebbe far emergere le visioni e gli interessi della squadra e dei suoi singoli elementi, dell’allenatore, del presidente e dei dirigenti della società. È necessaria un’analisi approfondita degli elementi di tensione attuali: forse un aspetto da considerare è la crisi di crescita di una società che pur essendo tra le prime venti del calcio europeo continua a essere gestita in una modalità familiare. E di certo ce ne saranno diversi altri che non conosciamo.

Poi il mediatore passerebbe a esaminare i momenti critici degli ultimi giorni, le situazioni concrete che hanno contribuito a gettare benzina sul fuoco. In questo percorso, ogni parte in causa va messa in condizione di capire meglio anzitutto se stessa, e poi i motivi e le ragioni della controparte.

Pian piano il mediatore accompagna le parti a riacquistare flessibilità e capacità di ragionare alla ricerca di una soluzione. Sicuramente si potrebbe insieme valutare costi e benefici delle diverse possibilità di soluzione: vale la pena mettere a repentaglio una stagione che può ancora portare tante soddisfazioni per un conflitto gestito male?

In questo percorso, potrà succedere di riconoscere i propri errori, chiedere e accettare scuse. Ma soprattutto sarà possibile comprendere meglio i meccanismi di (mal)funzionamento organizzativo che hanno contribuito alla crisi.
In questo momento, quello di cui c’è bisogno non è trovare un colpevole, ma giocare questa “partita” con intelligenza, creatività e altruismo. Sappiamo bene che sono doti in cui i nostri campioni eccellono sul campo.

Ce la possiamo giocare ancora, questa partita!

Giovanni Scotto insegna Teorie del conflitto e della mediazione all’Università di Firenze ed è tifoso del Napoli. Alcuni strumenti utili in situazioni come quella del Napoli di questi giorni si possono trovare in : F. Glasl, Auto-aiuto nei conflitti, Editpress, Firenze 2019.

giovanni.scotto@unifi.it

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