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Gollini: “Donnarumma ha un talento fuori dalla norma. Meret è da Champions”

Il portiere dell’Atalanta e della Nazionale intervistato da Repubblica: “Ho sempre voluto fare questo. Se vuoi arrivare da qualche parte, è normale mangiare merda già a 16 anni”

Gollini: “Donnarumma ha un talento fuori dalla norma. Meret è da Champions”

Repubblica intervista Pierluigi Gollini, portiere dell’Atalanta e ormai anche della Nazionale di Mancini. Viene da un’esperienza in Inghilterra, prima con il Manchester United e poi con l’Aston Villa. Racconta di stare raccogliendo ciò che ha seminato, che non è arrivato tutto per caso.

“In passato sono stato sottovalutato, altri sono stati spinti più di me”.

L’esperienza inglese gli ha insegnato molto, la definisce una scelta vincente. Lì, a 17 anni, i calciatori sono già professionisti.

“Lavorano con la prima squadra, mentre qui i Primavera vanno ad allenarsi in treno dopo la scuola e il distacco dai grandi è enorme. Però io preferisco l’Italia, ho bisogno di sentirmi addosso il peso del mio ruolo. Ammiro il modello inglese, da loro ho imparato la cultura del lavoro, ma dopo un po’ non ce l’ho più fatta a livello umano e anche a livello tecnico sentivo che non avevano più niente da darmi. La nostra scuola è di gran lunga superiore. In Italia il portiere fa parte di un reparto, là para e basta”.

Sulla Nazionale dice:

“Sirigu ha un curriculum che parla da sé, Donnarumma ha bruciato le tappe con un talento fuori dalla norma, Meret è da Champions. Ma se devo dire la verità, siamo tutti a livello simile”.

Questo we la sua Atalanta incontrerà la Juve.

“Parte della differenza l’abbiamo colmata, perché ormai abbiamo una mentalità che ci permette di giocarcela alla pari con tutti. Non si può dire che sia una sfida scudetto, non è quello il nostro compito, ma già l’anno scorso ci siamo trovati a batterci per un obiettivo più grande di noi e non ci siamo tirati indietro. E poi squadra e tifoseria sono fatti una per l’altra”.

Il suo sogno, racconta, è sempre e solo stato giocare a calcio

“Ho sempre voluto fare questo. A 15 anni mi volevano Inter, Juve e Fiorentina: a me non fregava niente di una o dell’altra, io volevo solo giocare per cui ho detto ‘fate voi, mandatemi dove vi conviene’. Alla Spal stava bene darmi alla Fiorentina, ai miei stava bene Firenze perché avrei continuato gli studi e così sono andato. Se vuoi arrivare da qualche parte, è normale mangiare merda già a 16 anni. Non esco con gli amici dal 15 agosto, ma faccio quello che sognavo di fare: come posso parlare di sacrificio, quando tanti che si sono sbattuti come me non ce l’hanno fatta?”.

Non è nato portiere, però.

“Del portiere mi affascinava tutto, anche che fosse vestito diverso dagli altri e avesse i guanti. Nella Spal mi facevano fare il difensore, ma al campetto con gli amici mi mettevo sempre in porta e alla fine degli allenamenti mi fermavo a guardare i portieri. Ho talmente tanto stressato l’allenatore che un giorno mi ha detto: se vieni con i guanti, ti faccio provare. L’indomani ero lì con i guanti. Avevo 11 anni e dalla porta non sono più uscito”.

E aggiunge che ogni portiere è sempre un po’ matto:

“Per buttare la faccia dove gli altri ci mettono i piedi, un po’ devi esserlo”.

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