ilNapolista

Dall’estate di James all’autunno di Callejon biondo

C’eravamo tanto illusi. Solo il San Paolo ha mantenuto le promesse: è una sorpresa trovare intonso e libero il proprio sediolino, mi verrebbe voglia di arredarlo e proteggerlo

Dall’estate di James all’autunno di Callejon biondo

Fine Luglio, anche qui in Puglia aspettiamo James, magari per invitarlo a cena nella bella piazzetta di Campomarino di Maruggio e convincerlo a scegliere Napoli tra una zuppa di cozze e un pasticciotto. È la soluzione migliore. Per lui, per Ancelotti, per mio figlio che da quando è finita la scuola passa le giornate monitorando qualunque sito che accenni al calciomercato in attesa della fumata bianca.

“È cosa fatta, Carletto c’ha parlato! Tra il suo ciuffo e quello di Callejon le vendite di cera per capelli a Napoli schizzeranno” racconta al telefono Ciro, amico fraterno con cui condividiamo da sempre la passione azzurra.
Qui il mare è splendido, la sabbia è talmente fine che sembra di stare ai Caraibi, l’ombrellone più vicino è a 20 metri e i parcheggiatori abusivi non esistono. Un vero paradiso.

“Ma perché quest’anno non ci facciamo l’abbonamento? Dice che il San Paolo è una bomboniera, niente gomme azzeccate sui sediolini, addirittura il tabellone luminoso. Ma tu te lo immagini James che insacca in cinemascope? I distinti a 500 euro sono un vero affare, diamoci una mossa che ci sarà l’assalto!” Ciro mi tenta, dopo quindici anni trascorsi a Roma, da ottobre tornerò a lavorare a Napoli e la cosa mi mette in una tale apprensione che accetto la proposta. “Bene, me lo vedo io, avverto gli altri così scegliamo assieme i posti. Ma tu ci pensi, il San Paolo con i posti numerati e James, quest’anno le premesse ci sono tutte, non possiamo mancare”. Ciro è convincente come le bombette pugliesi, appetitose come le polpette insaccate di Mertens e Milik.

Metà novembre, sabato sera, piove come se fossimo nella Los Angeles di Blade Runner ma invece siamo a Fuorigrotta e il tipo che ci invita a parcheggiare, invece di raccontarci di aver visto cose che noi umani umani non potremo immaginare, si accontenta delle solite 10 euro e di un saluto appena accennato.

James non è mai arrivato, con questa umidità il suo ciuffo si sarebbe ammosciato come il Napoli di Ancelotti. Vicino alla stazione della Cumana un tipo c’implora di acquistare una sciarpa azzurra. Un euro, nemmeno fuori allo stadio della Viribus Unitis sono arrivati a questo genere di saldi prima di Natale.

Non c’è stato nessun assalto agli abbonamenti, nonostante i prezzi la gente ha preferito continuare ad amoreggiare con il pezzotto, tanto si sa che il calcio è marcio e gli arbitri corrotti. Poi vuoi mettere che se la partita è noiosa basta un attimo a trovare un thriller o un pornazzo con cui rilassarsi a costo zero? Arriviamo al tornello in due minuti, alla cassa del supermercato sotto casa c’è più fila.

Lo stadio è finalmente confortevole, nonostante sia la quinta partita ogni volta è una sorpresa trovare intonso e libero il proprio sediolino, mi verrebbe voglia di arredarlo e proteggerlo da qualsiasi elemento disturbante che possa minare la sua comodità. Sembra di stare in discoteca, la musica è altissima ma va bene così, tranne che per Franco, settantenne risoluto che a De Laurentiis invece di calciatori chiede le canzoni di Sergio Bruni e Roberto Murolo. Guardo gli spalti semivuoti e mi accorgo che l’età media dei partecipanti alla celebrazione calcistica di stasera è bella alta, non lontana da quella dei fedeli della parrocchia del Carmine.

Edo, il figlio di De Laurentiis, è seduto in panchina, assomiglia a Will Ferrel in Fratellastri a 40 anni. I calciatori si allenano e non lo cacano di striscio.

Prima della partita i giocatori si abbracciano, è l’unico momento della serata in cui il Napoli ha una parvenza di ordine tattico. Ancelotti è seduto in panchina e guarda noi seduti comodamente nei Distinti, è come se volesse comunicarci qualcosa ma poi la partita inizia e tutto si perde tra i mormorii del pubblico e le piroette accennate di Lozano.

Il Napoli è una delusione, Callejon si è fatto biondo e con i calzettoni tirati su fino all’inguine è pronto per le sfilate di Moschino.
Napoli-Genoa sembra un’amichevole per raccogliere fondi da mettere a disposizione del Presidente per il contratto del prossimo allenatore. Quando l’arbitro fischia, Carletto corre negli spogliatoi, James non gli risponde nemmeno più.

Le spiagge pugliesi sono solo un ricordo, accudisco il sediolino vittima dell’umidità post partita e mi sento pervadere da una irridente tristezza che si accoppia con una malcelata sensazione di inutilità. Non doveva andare così, quest’anno le premesse c’erano tutte ma….

“Guagliù, lasciamo perdere, andiamo a farci una bella pizza alla faccia e sti sfaccimm!”. La saggezza di Franco esplode improvvisamente radendo al suolo ogni malinconia. Torniamo a sorridere e, affamati, decidiamo di sopravvivere al disastro azzurro.
Non c’è nulla da fare, senza gruppo non si vince mai nulla. E pure senza saggezza.

ilnapolista © riproduzione riservata