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Scandalo Doha. Un Mondiale con gli spalti vuoti e atleti ridotti allo sfinimento

La Iaaf si giustifica dicendo che la scelta di Doha è stata fatta dal presidente precedente, Lamine Diack. Che però è stato arrestato per mazzette con due suoi figli

Scandalo Doha. Un Mondiale con gli spalti vuoti e atleti ridotti allo sfinimento

Lo scandalo Doha. E’ così che più o meno si possono riassumere i Mondiali di calcio nella capitale del Qatar.

Abbiamo scritto dei ritiri e degli svenimenti in un Mondiale che, come scrive oggi Emanuela Audisio su Repubblica, va in scena

“in una sauna senza autunno dove si fatica a respirare, 38 gradi di giorno, nessuno in giro”.

Le gare vengono disputate su strada a 34 gradi con il 75% di umidità. Si parte a mezzanotte e si arriva alle 4,30 del mattino. Gli effetti, a queste temperature, sono svenimenti, vomito, crisi intestinali, atleti che crollano al traguardo.

“Se arrivi però ti assiste il medico, ci mancherebbe. Prima ti pugnalo di fatica, poi ti porto in ospedale”.

Persino le atleti etiopi si sono dette indignate.

“Caldo opprimente, da noi in queste condizioni le gare non si fanno”.

La Iaaf si giustifica, dicendo che la scelta di Doha è stata fatta dal presidente precedente, Lamine Diack.

Peccato che, scrive Il Fatto, Diack fu arrestato nel novembre 2015 per corruzione e riciclaggio per aver incassato mazzette per coprire il doping di atleti russi. Assieme a lui due dei suoi 15 figli: Khalil e Papa Massata, fatti assumere alla Iaaf unitamente all’amico avvocato Habib Cissè.

“Diack aveva messo in piedi, a detta degli inquirenti, “una struttura di governo informale che agiva al di fuori della struttura formale di governo Iaaf”.

Non solo condizioni proibitive per gli atleti. E’ assente anche il pubblico.

Il Messaggero scrive che un Mondiale di atletica con gli spalti così vuoti non si era mai visto.

Anche se molti biglietti sono stati acquistati dalle aziende sponsor e regalati ai propri dipendenti, la gente non ne vuol sapere di guardare gratis corse, salti e lanci.

Secondo il quotidiano romano il caldo non c’entra perché l’impianto di condizionamento abbassa notevolmente la temperatura.

“Semmai è lo scarso interesse verso l’atletica a causare il flop. Gli organizzatori rimarcano come finora gli spettatori siano stati di 80 diverse nazionalità. Tutta gente che abita a Doha, giacché i turisti venuti all’uopo sono poche centinaia, per lo più familiari degli atleti, i quali occupano il posto giusto il tempo di osservare il proprio beniamino per poi tornare nel più ameno centro cittadino. Tutto ciò era ampiamente prevedibile, perché la cultura sportiva non si impara dall’oggi al domani”.

Chissà cosa succederà tra tre anni, quando il Qatar ospiterà il mondiale di calcio. L’allarme già suona.

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