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Il Fatto: abbattere San Siro è un business, consente un’operazione immobiliare da 1,2 miliardi

A Milan e Inter interessa solo costruire un nuovo quartiere. Non si conosce la proprietà delle due squadre. Ristrutturare lo stadio, invece, non comporta niente

Il Fatto: abbattere San Siro è un business, consente un’operazione immobiliare da 1,2 miliardi

Il Fatto Quotidiano dedica ampio spazio alla questione stadio San Siro. Due pagine a firma Gianni Barbacetto. Milan e Inter vogliono abbattere il vecchio stadio Meazza e costruirne uno nuovo. Ma la questione, scrive il quotidiano di Travaglio, non è quale progetto, tra i due in ballottaggio, sia più bello, ma il fatto che, con il calcio, lo stadio che i due club vogliono costruire c’entri ben poco.

Un’operazione immobiliare da 1,2 miliardi

C’entra invece tanto con grattacieli, alberghi e spazi commerciali. È un’operazione immobiliare da 1,2 miliardi di euro. Una miniera d’oro grazie alla legge sugli stadi.

La legge infatti consente a Milan e Inter di trasformare in area edificabile un’area di 250 mila metri quadrati oggi destinata ad attività sportive.

L’obiettivo di Milan e Inter non è quello di rinnovare lo stadio. Con la scusa del nuovo stadio vogliono solo costruire un nuovo quartiere con negozi, uffici, centro commerciale, ristoranti, cinema, spazi per concerti e spettacoli.

Insomma, se si ristrutturasse il Meazza si otterrebbe solo uno stadio rinnovato. Abbattendolo ed edificandolo nuovo, invece, ci si può costruire

“un sacco di roba attorno che con gli stadi non c’entra nulla, ma che fa incassare una montagna di soldi”.

Nello specifico: 180 mila metri quadrati di spazi commerciali, 66 mila di uffici, 15 mila di hotel, 13 mila per intrattenimento, 5 mila di spazio fitness, 4 mila di centro congressi.

L’interesse pubblico

I consiglieri contrari si chiedono dove sia la pubblica utilità. Anche perché al Comune andrebbero solo 55 milioni come oneri d’urbanizzazione e 5 milioni l’anno come canone, per una concessione di 90 anni. A Milan e Inter, invece, andrebbero quasi 200 milioni l’anno (70 dallo stadio e 125 da quello che chiamano “polo ricreativo”), con il rientro degli investimenti in 32 anni. Sarebbe un regalo ai due club.

Protestano anche gli abitanti del quartiere.

Il mistero delle proprietà

C’è poi il mistero della proprietà delle due squadre milanesi. Cosa che preoccupa il presidente della Commissione comunale antimafia, David Gentili.

La cosa certa, e l’unica trasparente, scrive il quotidiano, è che il Milan ha un rosso di 33 milioni e l’Inter di 18.

“Che cosa c’è di meglio, allora, di una succulenta operazione immobiliare per rimettere in sesto i conti? Ci sta pensando Goldman Sachs: la banca d’affari, già advisor dell’Inter per cui ha emesso un bond, ha preparato il piano finanziario dell’operazione. Lo studio di fattibilità è stato messo a punto da Yard, sviluppatore immobiliare che ha tra gli azionisti il gruppo De Agostini e come amministratore delegato Alessandro Pasquarelli (ex ad di Euro Milano)”.

Ma c’è un’altra perla da segnalare, continua il quotidiano:

“Nel gruppo di chi tratta con Sala per far riconoscere “l’interesse pubblico” all’operazione, c’è Ada Lucia De Cesaris, partner dello studio legale AmmLex, che lavora per le squadre ed è stato fondato da Guido Bardelli, già presidente della ciellina Compagnia delle opere. È la stessa Ada Lucia che fu vicesindaco di Milano e assessore all’urbanistica e che è appena passata dal Pd a Italia Viva, il nuovo partito di Matteo Renzi”.

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