Il Corriere si sofferma sulla media reti di 3,2 gol a partita dopo tre giornate. Solo nel 1949-50 fu più alta. «Ci stiamo abituando più a cercare il gol che a difenderlo»
“È in atto un vero e proprio cambio di cultura nel nostro calcio. Ci stiamo abituando più a cercare il gol che a difenderlo”. Lo scrive Mario Sconcerti sul Corriere della sera, a corredo di un articolo di Carlo Passerini che nota:
alla terza giornata la media reti per partita è 3,2. Nessuno come noi, nell’Europa che conta. L’unica volta in cui riuscimmo a fare meglio fu 3,3 nel 1949/50. Fu l’anno dei 35 centri di Nordahl.
Sconcerti individua quattro fattori alla base del cambiamento: il successo del gioco a zona sulla marcatura a uomo, vent’anni di diretta tv, un altro tipo di lavoro richiesto al difensore che non è più chiamato semplicemente a compiti di rottura, anzi.
Ma, soprattutto
la spinta più importante è arrivata dai 3 punti a vittoria. Hanno reso il pareggio un cattivo risultato. Fino agli anni 90 i risultati più frequenti erano lo 0-0 e l’1-0, oggi è il 2-1, con punte frequenti di 6-7 reti. Abbiamo in sostanza capito che prima di tutto conta vincere e per vincere conta segnare un gol in più, pazienza se se ne subisce anche uno di troppo. Questo ci offre oggi due varianti: gestire in modo moderno il nostro gioco all’italiana o adattarci a quello degli altri, che abbiamo ormai imparato a conoscere e siamo gli unici a poterlo fare. Per questo, forse, stiamo crescendo.