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Messaggero: l’ascesa di Diabolik in Curva Nord. Botte e violenza per sentirsi vivo

Il quotidiano pubblica il racconto a puntate della storia di Fabrizio Piscitelli, il capo ultrà laziale ucciso da un colpo di pistola alla nuca lo scorso 7 agosto. Questa è la prima

Messaggero: l’ascesa di Diabolik in Curva Nord. Botte e violenza per sentirsi vivo

Il Messaggero ha iniziato ieri un racconto in quattro puntate della storia di Fabrizio Piscitelli, alias
Diabolik, il capo ultrà laziale ucciso da un colpo di pistola alla nuca lo scorso 7 agosto.

Gli Irriducibili, in curva Nord, nascono il 18 ottobre 1987 in occasione di Lazio-Padova, da una costola dello storico gruppo ultras Eagles. E’ a questa frangia che appartiene il giovane 21enne Fabrizio Piscitelli. Il soprannome Diabolik non lo aveva ancora. Lo acquisì per il passato da rapinatore.

Il quotidiano scrive che Piscitelli amava istruire le giovani leve sulla storia del gruppo. Ripeteva spesso:

“Non erano capaci a menare e ci siamo presi la Nord”.

Gli Eagles erano molto vicini all’estrema destra, ma Piscitelli e i camerati li consideravano dei vigliacchi. Per questo si presero la Nord “a suon di botte”. Due gli scontri più duri, che segnarono la fine degli Eagles. Uno in Lazio-Barletta (1988), l’altro in una trasferta a Genoa contro la Samp nel 1993.

Preso il potere, gli Irriducibili rivoluzionarono il modo di stare in curva imponendo la loro legge:

“niente più tamburi ma tifo all’inglese ed anche esibizione di simboli politici legati al fascismo, cori da stadio razzisti (da ricordare l’accoglienza che per mesi fu riservata allo stadio e sui muri di Roma al centrocampista di colore Aron Winter) e una progressiva tendenza alla gestione manageriale della curva. In cui spicca, appunto, Piscitelli”.

Nel 2000, in un’intervista, spiegò la filosofia del gruppo:

“Noi per il bene della Lazio volevamo andare dentro gli stadi, entrare nelle altre curve e ammazzarli. Perché noi ci dovevamo sentire vivi in un mondo di morti”.

Idem gli agguati ai pullman degli tifosi avversari. Servivano loro per sentirsi vivi.

“Una condizione di “gioia” superata unicamente – secondo il suo pensiero – dallo «scontro con le guardie»”.

Un punto di rottura con la società si dopo la vittoria dello scudetto da parte della Lazio nel 2000. Gli Irriducibili a quel tempo comandano la Nord. Cragnotti rischia il crack e anche Diabolik dopo qualche anno va in carcere e perde la leadership della curva.

Il club, comunque, viene acquistato da Lotito, nel 2004. Il nuovo presidente chiude subito i rubinetti e decide di non foraggiare più gli ultras. E’ l’inizio dello scontro con il gruppo degli Irriducibili.

Il Messaggero riprende il racconto che fece Lotito dell’incontro con Piscitelli:

“«Presidente, sono Diabolik». «E io sono l’ispettore Ginko», replicò il numero uno del club”.

Dopo la presa di posizione di Lotito Diabolik lo ricattò affinché vendesse il club a un fantomatico gruppo ungherese capitanato dall’ex stella biancoceleste Giorgio Chinaglia. Fu condannato per estorsione insieme ad altri tre ultras e prese tre anni e due mesi. Fu messo fuori gioco da ottobre del 2006 a dicembre del 2008. In più incassò un daspo di tre anni.

La leadership del gruppo andò nelle mani di Gianluca Tirone.

Ma nel 2012 Piscitelli tornò a capo del gruppo con Alessandro Marongelli, detto “il Cinese”.

Fece però appena in tempo a festeggiare la coppa Italia vinta contro la Roma, nel maggio 2013 che poi fu arrestato per droga, in ottobre. Finì di scontare la pena a luglio del 2017.

Il trono della Nord rimase di nuovo vacante ma Piscitelli lo riprenderà, con il cinese, nel 2018. Non era più, ormai, il capo carismatico dei primi anni 2000. La droga lo distraeva, era la sua principale fonte di guadagno.

“Le ultime iniziative, che portano il suo marchio di fabbrica, sono un volantino sessista a cui si impone alle donne di non occupare i primi dieci gradini della Nord e gli adesivi xenofobi di Anna Frank con indosso la maglietta della Roma. Siamo ormai ai titoli di coda, il 10 maggio del 2019 una bomba carta esplode davanti alla saracinesca della sede degli Irriducibili della Lazio in via Amulio”.

In un’intervista, Diabolik replicò minaccioso all’episodio:

“Siamo pronti a tornare al terrorismo degli anni ‘70”.

 

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