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Crosetti: come civiltà sportiva siamo all’età della pietra. Il nostro calcio è infetto

Su Repubblica parla dello sconforto derivante dalle parole di Malagò e della quinta giornata. La difesa di Ancelotti è di nuovo da rivedere, sono saltati schemi e nervi

Crosetti: come civiltà sportiva siamo all’età della pietra. Il nostro calcio è infetto

Su Repubblica Maurizio Crosetti dà un giudizio tranchant del calcio italiano. A partire dalle parole di Malagò, ieri, che ha detto che è più grave una simulazione in area del razzismo. Poi si è corretto, rettificando, ma resta “un profondo sconforto”.

Persino il capo dello sport italiano s’infila in una frase infelicissima: sì, il razzismo, ma vuoi mettere tuffarsi in area? Poi Malagò rettifica, però resta il senso di un profondo sconforto.

“Tutti hanno capito che siamo malati, che il nostro calcio è infetto”.

Persino Infantino lo ha detto alla Scala di Milano, nel teatro più importante del mondo,

“dove il mondo era venuto a sedersi con lo smoking. Invece noi siamo vestiti di stracci. Non sappiamo, non vogliamo fare pulizia”.

Nella civiltà in cui non sfugge nessun gesto, sembra che l’unico posto dove non arriva la legge siano gli stadi.

Certo, è stato identificato il tifoso della Samp che ha mimato il gesto dell’aeroplanino, ma è troppo poco se a San Siro si espongono ancora striscioni per Diabolik.

In Olanda i tifosi avversari lanciano giochi e peluche dalle gradinate per i bambini malati, qui a San Siro hanno appeso uno striscione per Diabolik, che è morto ma era un capo ultrà fascista con niente con cui solidarizzare. Come civiltà sportiva siamo all’età della pietra.

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