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Federica Pellegrini: «Nello sport una donna non può parlare di soldi, e c’è il tabù del ciclo mestruale»

Splendida intervista a Repubblica: «Il ciclo non va d’accordo con il mito. A Londra 2012 ero innamorata persa di Magnini. Assurde le Olimpiadi senza tricolore»

Due interviste concesse da Federica Pellegrini. A Repubblica e al Corriere della Sera. La più. ampia è a Repubblica, a firma. Emanuele Audisio.

Pellegrini, come al solito, squarcia i veli. Parla delle donne nello sport.

«Parlo da donna italiana. Da chi nasce e sa già che nella società parte svantaggiata. Nulla ti verrà regalato, dovrai combattere per avere quello che ti spetta. Poi c’è la voglia che ti spinge a non mollare. Vogliamo parlare delle nostre calciatrici al mondiale? Di come venissero sottostimate e dei retaggi culturali che ancora ci sono? Guai poi se sei una sportiva che parla di soldi o di squilibri salariali. Diventi una matta che si è montata la testa. Lo sport in più ti insegna che non puoi vincere sempre. Se sei una donna, il suggerimento che ti arriva è: lascia perdere, non è più per te, trova un’altra strada, realizzati. diversamente. Io ne ho prese tante di batoste, ci sono stata male, il buio fa male a tutti».

«I compensi salariali. Ne puoi parlare solo con chi è dentro lo sport altrimenti se sei una donna ti devi giustificare del guadagno. Per i calciatori il prezzo è segno della loro qualità, per una campionessa una cosa da dire sottovoce, quasi dovessi vergognarti, di cosa poi? Da noi si ammirano gli altri e si giudicano troppo vanitose le altre. L’altro tabù è il ciclo mestruale».

Vietato parlarne?

«Non si fa, è ineducato, sta male. Non si studia nemmeno il ciclo femminile a livello sportivo. Effetti collaterali e conseguenze. Io l’ho fatto con la psicologa Bruna Rossi, abbiamo cercato di regolarizzare e di calcolare il ciclo. Io prendo la pillola. Ma se parlo di queste cose rientro nel genere piccola donna alle prese con problemi suoi, poco. interessanti. Il ciclo non va d’accordo con il mito».

Londra 2012

«A Londra 2012 avevo il cervello fottuto, ero innamorata persa di Filippo Magnini, ma c’erano cose che non andavano, che mi destabilizzavano. Sull’amore e lo sport potrei scrivere capitoli. Sui guasti che fa la mente. Non ho rimpianti, ma a Londra proprio non c’ero con la testa».

L’essere secchiona

«Diciamo che non mi piace fare brutte figure. E da giudice dei talent anche davanti ai somari evidenti ho sentimenti contrastanti. Da una parte, mi dico: ma non si accorgono di essere così penosi? E dall’altra resto meravigliata dalla loro sicurezza, dal fatto che loro credono veramente di avere qualità brillanti. Accidenti che coraggio, penso, e per me che mi sono sempre fatta mille problemi è un invito a buttarmi».

Alle Olimpiadi senza tricolore

«Io da atleta a Tokyo 2020 pretendo di andarci con il tricolore, in rappresentanza del mio Paese. Non voglio nemmeno pensare che questo mi sarà impedito. Credo che ritrovare un po’ di buon senso tra le parti ora in polemica, governo e Cio, non sia così difficile. Noi atleti non siamo merce di scambio».

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