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Crosetti: Sinisa in campo dice alla sua leucemia: “finché ci sono io non ci sei tu”

Su Repubblica. Quella di Mihajlovic non è la retorica del guerriero più forte del male, ma l’umanità di un coraggio dolente e fermo che non si vergogna e che parla a chi è malato come lui

Crosetti: Sinisa in campo dice alla sua leucemia: “finché ci sono io non ci sei tu”

Su Repubblica, Maurizio Crosetti commenta la presenza in campo di Mihajlovic, ieri, a Verona.

Il tecnico, dopo 40 giorni di ospedale – in quasi totale isolamento – in cui si è sottoposto alle prime cure per la leucemia, ha voluto essere presente in panchina, contro il parere dei medici, che gli avevano sconsigliato di farlo.

E così, si è messo la mascherina ed è salito in auto per presentarsi in campo. Quando è arrivato ha tolto la mascherina, nonostante il pericolo, date le basse difese immunitarie dell’organismo in un momento come quello che sta vivendo. In tuta, con il cappellino in testa, magro e pallido. Senza vergognarsi del collo sul collo per la chemio, dei radi capelli e neppure degli zigomi che gli scavano la faccia.

Un’immagine di un corpo fragile che diventa potentissima, scrive Crosetti.

“Quella di Sinisa Mihajlovic non è la retorica del guerriero più forte del male, ma l’umanità di un coraggio dolente e fermo, finché ci sono io non ci sei tu, sembra dire Sinisa alla sua leucemia, in silenzio, a bordo campo”.

Una scelta di rottura verso l’ipocrisia che avvolge la nostra società, in cui la malattia e la morte devono essere per forza nascoste. In cui “un corpo o è giovane e sano e intatto oppure non è”.

Invece non è così e Sinisa ce lo ha dimostrato.

Sinisa è un personaggio che spariglia le carte, dice Crosetti.

Aveva raccontato, piangendo, di essere malato, ha lavorato comunque, a distanza, mentre si sottoponeva alle cure. Con lo stesso piglio di sempre. Altrimenti sarebbe stata una recita.

“Sinisa il duro, Sinisa l’uomo d’acciaio ma un giorno l’acciaio si piega, diventa carne, carne fragile e fortissima ma vergognarsi mai”.

Contano gli occhi, scrive Crosetti.

“E conta quanto avranno pensato le persone malate guardando Sinisa mentre guardava in faccia il male, in fondo è questa l’altra squadra da allenare, quella di chi ha il cancro, quella dei feriti non ancora sconfitti e forse mai. Forza ragazzi. Finché ci sono io non ci sei tu”.

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