Ennesimo pomeriggio libero per gli azzurri, qualcuno storce il naso: il paradosso di essere oltre gli standard medi del calcio moderno.
Il ritiro pre-campionato degli azzurri a Dimaro Folgarida è entrato nella sua parte finale. Gli uomini di Ancelotti anche quest’oggi hanno effettuato una sola seduta di lavoro con pomeriggio libero. Una consuetudine ormai, un unicum da queste parti.
In 18 giorni di ritiro il Napoli ha effettuato una seduta unica di allenamento per ben 7 volte. Se escludiamo le giornate in cui si giocavano le amichevoli contro Benevento e FeralpiSalò, e quindi si era costretti ad una sola seduta, il 43.75% delle volte gli azzurri non hanno effettuato lavorato nel pomeriggio. Numeri altissimi in tal senso e significativi del lavoro mirato. Eppure gli amanti delle vecchie preparazioni pre-campionato fatte di corse estenuanti e gradoni da scalare fino allo sfinimento non accettano tutto questo.
“È difficile far comprendere che l’aspetto più importante è lavorare bene, non lavorare tanto. È la qualità del lavoro che fa la differenza. Il volume di lavoro è inversamente proporzionale alla qualità dello stesso”. Francesco Mauri, preparatore atletico del Napoli, lo aveva detto in un’intervista ai nostri microfoni lo scorso marzo.
Il Napoli è già oltre. Il lavoro del preparatissimo staff partenopeo è sempre più mirato alla qualità del lavoro e non alla quantità. Le sessioni di allenamento non sono estenuanti, anche dal punto di vista temporale. Ogni allenamento dura al massimo poco più di un’ora e vede sempre l’uso del pallone in ogni esercitazione. Qui in Val di Sole la sfera è stata amica dei calciatori fin dal primissimo giorno di ritiro.
“I giocatori vogliono fare i giocatori, non i maratoneti”: parole di Carlo Ancelotti. Rispetto all’anno scorso, dove tutto questo si era già intravisto, adesso si tocca con mano ulteriormente la mentalità moderna di un Napoli sempre più con lo sguardo al futuro.
Futuro degli allenamenti degli azzurri di cui è emblema la oramai famosissima “macchina infernale“, un insieme di software avanzatissimi e telecamere che “guardano” letteralmente l’allenamento per poi incrociare dati tecnici, tattici e fisici. Sembra fantascienza e invece è soltanto realtà, basta accettarlo.