I numeri di Sconcerti sul Corriere della Sera e della Gazzetta. La finale di Champions, trasmessa su Rai e Sky, ha fatto gli stessi ascolti della finale di Coppa Italia andata in onda solo sulla Rai

Sul Corriere della Sera Mario Sconcerti analizza gli ascolti della finale di Champions League di sabato e di quella di Coppa Italia del 15 maggio.
La partita tra Liverpool e Tottenham andata in onda sabato sera sia su Rai 1 che su Sky ha registrato, su entrambe le emittenti, 7 milioni e 200mila spettatori.
La finale di Coppa Italia tra Lazio e Atalanta ha fatto registrare lo stesso numero di spettatori ma era trasmessa solo su un’emittente, la Rai.
Guardando il dettaglio dei numeri e le altre variabili i risultati sorprendono, soprattutto in considerazione della differente importanza delle due competizioni.
Non c’è solo la differenza relativa ai canali che hanno trasmesso le partite (solo Rai per Coppa Italia e Rai + Sky per Champions) da considerare per leggere il trionfo della Coppa Italia, ma anche la diversa condizione di palinsesto.
Per consentire la messa in onda sulla Rai della finale di Champions era stato anticipato al venerdì “Ballando con le stelle”. Non c’era neanche la concorrenza di “Amici” di Maria De Filippi, conclusosi la settimana precedente. La finale di Coppa Italia, invece, è andata in onda nel comune palinsesto infrasettimanale, senza alcun cambiamento.
Eppure, la finalissima di Champions, la partita ufficialmente più importante della stagione, trasmessa su doppia rete e senza disturbi accessori, ha semplicemente pareggiato con la più normale finale di Coppa Italia. Anzi, senza Sky, sarebbe addirittura finita sotto: il solo share della Rai per la Champions è stato del 27,2% mentre quello della Coppa Italia, solo Rai, è stato del 28%.
I numeri sono confermati dalla Gazzetta dello Sport: la Coppa Italia solo sulla Rai batte la Champions trasmessa sulla stessa emittente. Se non ci fosse stata Sky a sostenere la visione, la Coppa Italia avrebbe sbancato.
Perché, si chiede Sconcerti?
Sicuramente è stata una brutta partita. Inoltre era il primo sabato estivo della stagione, ma c’è dell’altro. Ha pesato l’abitudine, è un piccolo accenno di assuefazione, scrive.
“Le partite fra stranieri sono pura estetica, non hanno il dovere del risultato, della rabbia. Ci si abitua in fretta, ci si stupisce sempre con un attimo di fatica in più. La Juve con l’Ajax fece 8 milioni di spettatori, nettamente più della finale. C’eravamo un po’ tutti, chi a favore e chi meno, ma c’eravamo. Come per Lazio-Atalanta. Le partite degli altri rischiano di essere belle ma restano degli altri. Davvero dovremmo andare verso un futuro dove giocano solo loro, in apposite nuove coppe?”
La Gazzetta fa un discorso analogo. L’Eca e la Uefa pensano alla Super Champions propedeutica ad una Super Lega che mandi in soffitta i campionati nazionali e metta in primo piano sfide tra pochi grandi club, ma con questi ascolti non c’è da stare allegri. O si lascia che a confrontarsi siano sempre Barcellona, Real Madrid e poche altre, oppure
“si rischia di portare a casa risultati buoni, ma non eccezionali. Comunque in linea con una finale di Coppa Italia disputata il mercoledì tra squadre dal ridotto numero di utenti”.
E allora siamo proprio sicuri, scrive la Gazzetta:
“che la ripetitività, seppure di qualità, sia una buona ragione per uccidere i mercati domestici e la ricetta giusta conquistare quello internazionale? E che il terzo incrocio della stagione tra Tottenham e Liverpool, o tra il City e l’Ajax, ovunque faccia più ascolti di Atalanta-Lazio? È già successo il contrario”.