Molto diverso dal post Napoli-Juventus. Ha giustamente fatto capire che a certi livelli bisogna tenere sempre alta la concentrazione, altrimenti si rischia di farsi male
Il leader calmo
Sarà anche il leader calmo, e lo è, ma quando Ancelotti si arrabbia ci piace assai. Dobbiamo confessare che domenica sera, dopo Napoli-Juventus, eravamo rimasti spiazzati dalle parole dell’allenatore nel post-partita. E non solo per il riferimento all’arbitro. Ci può stare – per dirla alla Benitez -, Ancelotti lo ha fatto col consueto garbo e ha colto il vero nodo della questione: era davvero chiara occasione da rete visto che Ronaldo si era allargato non poco il pallone? Però limitare Napoli-Juventus a quell’episodio a nostro avviso era eccessivo. E soprattutto, aggiungiamo, pericoloso per un ambiente che ormai ha fatto della Juventus la propria ossessione. Quando si perde, tranne casi davvero rarissimi, è perché in un modo o nell’altro il nostro avversario è stato più forte. E Ancelotti, come tutti gli uomini di sport, non può che condividere.
Ovviamente ci sfuggono altri aspetti, soprattutto quello psicologico. Nei confronti della squadra, dei giocatori, e dell’ambiente stesso. Aspetto in cui Ancelotti eccelle.
Pur non essendo più un sacchiano ortodosso («Rimango rigido nei principi che sono legati all’organizzazione di squadra, al movimento senza palla, alla velocità del gioco, a una difesa aggressiva. Sono però diventato elastico nell’applicazione di questi principi che rimangono rigidi», disse nell’intervista al Napolista), Ancelotti resta un erede di quel calcio e di quella mentalità. Ed è anche sua la frase che oggi Sacchi ha offerto ai lettori della Gazzetta dello Sport a proposito dell’eliminazione della Roma dalla Champions: «Non è cercando alibi che si cresce». Senza idealizzare, ci mancherebbe: ricordiamo Sacchi più volte arrabbiato con gli arbitri. Così come lo ricordiamo, nella stagione 2002-2003, furioso dopo un Parma-Juventus finito 2-2 con pareggio di Del Piero al 95esimo con doppio tocco di mano. Il perfido Giraudo che si rivolge all’Arrigo: «E che sarà mai, mica è una finale mondiale?». Allora Sacchi era il direttore tecnico degli emiliani.
Quindi la Juve fa perdere la calma anche chi da anni, giustamente, ci ricorda i valori fondativi dello sport.
L’importanza dei dettagli
Detto questo, e tornando a noi, abbiamo molto apprezzato l’Ancelotti di ieri sera, al termine di Napoli-Salisburgo. Era visibilmente arrabbiato. Anche insolitamente arrabbiato. In conferenza stampa, ha concesso dichiarazioni come: «Abbiamo fatto una buona partita ma niente di più». O addirittura: «Vediamo di non essere noi la prossima sorpresa negativa». Anche qui l’aspetto psicologico non è affatto irrilevante. Andare a Salisburgo pensando di avere la qualificazione in tasca, sarebbe oltremodo rischioso. Ancelotti, che da allenatore frequenta le coppe europee da oltre vent’anni, lo sa fin troppo bene. Di certo non avrà dimenticato la partita Deportivo La Coruña – Milan, giusto per fare un esempio.
Ma non è solo una questione di cabala. O di tensione. Ancelotti era arrabbiato perché il Napoli ha rischiato seriamente di subire un gol e quindi di complicare ulteriormente la sfida di giovedì prossimo a Salisburgo. Sono anche la concentrazione e l’attenzione a fare la differenza. Ha incasellato le ammonizioni di Koulibaly e Maksimovic alla voce ingenuità. Restano due errori. Così come la palla persa in uscita da Insigne nell’azione che si è conclusa con la splendida parata bassa di Meret. «Il calcio è soprattutto qualità – ha detto ieri sera a Sky – ma è anche sacrificio, attenzione, furbizia, intelligenza. Componenti che dobbiamo cercare di migliorare». Come quella di capire e leggere i momenti della partita.
Sembrano dettagli ma sono i dettagli a fare la differenza. È la cura dei dettagli a spingerti a una partita di concentrazione. Più sei concentrato, meno errori commetti. E bisogna allenarsi a essere concentrati per un periodo di tempo sempre maggiore. È una delle differenze tra le grandi squadre e le squadre che ambiscono a diventarlo. E Ancelotti sa bene che in una manifestazione come l’Europa League, è anche una questione di dettagli. Se il Napoli vuole avere chance di andare più avanti possibile, deve avere sempre meno amnesie. Ieri sera, contro il Salisburgo, è andata bene (anche grazie a Meret), ma altre volte potrebbe andare diversamente. Ieri sera gli austriaci venti volte verso la porta di Meret: un dato ragguardevole.
Anche se sappiamo che una cosa è l’Ancelotti per i media e un’altra l’Ancelotti per i calciatori (una cosa sono le parole riservate ai media, un’altra quelle in privato), ci ha fatto piacere il messaggio lanciato ieri sera. Un messaggio che spinge alla tensione per il miglioramento. Un messaggio di chi crede alla possibilità di far bene e proprio per questo non può ammettere che si perda per leggerezza e non per superiorità dell’avversario.