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Napoli e Meret: “Bye bye Houston, abbiamo un portiere”

Tre interventi decisivi contro il Salisburgo: ha forza esplosiva, istinto, eleganza. È un portiere che para, come desiderava Ancelotti. La lungimiranza del Napoli

Napoli e Meret: “Bye bye Houston, abbiamo un portiere”
Hermann / KontroLab

Tre interventi decisivi contro il Salisburgo

Bye bye Houston, abbiamo un portiere. La frase riecheggia tra i tifosi del Napoli che hanno ancora negli occhi gli interventi compiuti ieri sera da Alex Meret contro il Salisburgo. Tre parate importanti. Una all’inizio del secondo tempo, con le gambe, su tiro – va detto – centrale. Le altre due sul finire della partita: quando il Salisburgo è salito ulteriormente di giri e il Napoli non riusciva più a ripartire. Gli austriaci saltavano gli azzurri con disarmante facilità e procedevano a folate. Due interventi, entrambi sul norvegese Gulbrandsen. Uno da mago dell’ipnosi, con l’attaccante che si libera sin troppo facilmente di Koulibaly e da tre metri, in area di rigore, calcia angolato ma debolmente. Meret, come un gatto, si fionda sul pallone. La storia del calcio narra di un portiere che incuteva timore agli attaccanti. E li irretiva con la sua divisa nera. Onestamente, però, sarebbe troppo fare il suo nome.

È l’altra la parata che fa la differenza. Parata da scuola calcio. Da manifesto del portiere. Il Napoli perde palla – l’ennesima a un certo punto – in uscita con Insigne che sbaglia l’appoggio per Fabian Ruiz. Gli austriaci attaccano l’area. Palla a Gulbrandsen che da destra fa partire un velenoso diagonale rasoterra. Meret, ancora come un gatto, apparentemente senza scomporsi, si protende con il suo metro e novanta e respinge il pallone destinato a morire all’angolino basso alla sua destra.

La lungimiranza del Napoli

Non se ne vorrà Fabian Ruiz (l’altro grande acquisto di quest’estate) se la palma di migliore in campo spetta al quasi ventiduenne – tra pochi giorni – di Udine. L’accostamento è quello classico, come frico e Refosco. L’accostamento è ovviamente Dino Zoff. Friulano che ha giocato a Napoli. Speriamo che a livello di club l’evoluzione non sarà la stessa. E non se ne vorranno gli estimatori del precedente numero uno: Reina era bravo, ma Meret sembra essere di un altro pianeta. Tra i pali il paragone è impietoso. E non pochi tifosi, ieri sera, allo stadio hanno fatto lo stesso pensiero.

Con notevole lungimiranza, il Napoli quest’estate si è assicurato un portiere dal grande avvenire. Ma anche dal grande presente. Lo ha voluto fortemente: lo ha pagato 25 milioni. Il club ha avuto anche coraggio. Meret è stato bersagliato da problemi fisici. Qualcuno – in questi casi non mancano mai – ha cominciato a insinuare sulla sua integrità di atleta. Il Napoli e Meret hanno tirato dritto. Anche quando a Dimaro, a ritiro appena cominciato, ha subito la frattura del braccio a causa di uno scontro in allenamento. All’estero è normale affida la porta a un atleta di 21 anni. In Italia non è proprio la stessa cosa.

Ancelotti non ha mai avuto dubbi su di lui. Così parlò l’11 luglio giorno della sua prima conferenza stampa da allenatore del Napoli:

Meret corrisponde al mio portiere ideale. Il calcio sta cambiando molto, si sta cercando di cambiare anche le caratteristiche che deve avere un portiere, adesso dev’essere bravo coi piedi, dev’essere bravo nella costruzione. Per me il portiere ideale è il portiere che para, punto. Poi può essere bravo con i piedi, può arrampicarsi sugli alberi. L’importante è che abbia due mani che possano parare.

L’eleganza e la forza esplosiva

E Meret le mani le ha. Eccome se le ha. Contro il Salisburgo ha mostrato le sue doti. Lo aveva fatto anche un paio di mesi fa in casa contro la Spal. Salvò il risultato con una parata prodigiosa. Ma, soprattutto, ha una grande virtù per la sua età. Che scriviamo toccando ferro. Non commette errori. Fin qui, nessuno dei gol da lui subiti è imputabile a lui. Nemmeno lontanamente. Si può discutere dell’uscita di domenica sera su Cristiano Ronaldo, ma quella è un’altra storia.

È dotato di una forza esplosiva che si coniuga sempre con un notevole senso di posizione e una formidabile tecnica di base. Oltre a un istinto che non si può insegnare e un’innata eleganza. Entrambi sono doni di madre natura. Su cui, ovviamente, lui lavora quotidianamente con Nista e lo staff dei portieri del Napoli.

Anche ieri sera, in una serata quasi perfetta per lui, Ancelotti lo ha comunque rimproverato per non aver lanciato il pallone lontano e aver cercato sempre la costruzione dal basso: “Se la squadra è in difficoltà e non riesci a fraseggiare bene non ha senso giocare da dietro. Il calcio, come mi hanno insegnato quando ero giovane, è anche palla lunga e pedalare”. Gli servirà.

Il Napoli ha anche pensato a farlo crescere con accanto un portiere di esperienza come Ospina. In principio il suo “accompagnatore” era Karnezis. Poi, l’infortunio a Dimaro ha cambiato i programmi. E il Napoli si ritrova con ogni probabilità la terna di portieri più forte della Serie A. E un diamante di 22 anni che sta cominciando a mostrare le sue virtù.

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